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Achille Lauro parla della sua famiglia: "Sono figlio di gente onesta, l'ambizione arriva dall'umiliazione"

Il cantante ha pubblicato un post dopo le dichiarazioni del padre.

Achille Lauro parla della sua famiglia: "Sono figlio di gente onesta, l'ambizione arriva dall'umiliazione"

20 Febbraio 2020

Achille Lauro è uno degli artisti popolari del 2020, non solo per i look studiatissimi presentati durante la 70esima edizione del Festival, ma anche per essere un cantante che, tramite i social, comunica molto con i fan, esprimendo le proprie opinioni e dando le spiegazioni delle sue scelte sui palchi su cui si esibisce.

E proprio l'ultimo post pubblicato da Lauro De Marinis, vero nome del cantante, fa riflettere sulla sua famiglia. Dopo le dichiarazioni del padre, magistrato, che ha rilasciato un'intervista in cui parla del figlio, come una persona che ha "vissuto la disperazione", Achille Lauro ha condiviso i suoi pensieri, proprio sul rapporto con la madre e con il padre.

"Sono figlio di gente onesta, di chi ha sacrificato una vita per il lavoro sopportando per anni di farsi sputare addosso senza mai ricevere nulla" inizia il post del cantante, dove possiamo vedere una foto del suo primo piano in bianco e nero: "Mio padre di giorno insegnava pur di portare a casa quattro soldi e di notte non dormiva ossessionato dal rimanere condannato in una misera vita."

E poi Lauro parla della madre, con cui ha sempre avuto un buon rapporto: "Ho visto mia madre fare lavori umilianti ma caritatevoli. Mai dirò che mi ha fatto mancare qualcosa" e la sua ambizione non deriva dalle mancanze dei genitori, ma da quelle che hanno dovuto vivere tutti insieme: "La mia rabbia e la mia ambizione nasce dalle umiliazioni. Quello che hanno fatto alla mia famiglia mi ha fatto diventare chi sono."

"Mia madre ha vissuto per gli altri, andava sulla strada ad aiutare prostitute a salvarsi assumendosi grandi rischi, ospitava a casa bambini di famiglie in difficoltà anche quando noi stessi eravamo disperati" ha scritto il cantante di "Me ne frego", sottolineando come sua madre si sia sempre impegnata per lui e per gli altri

E anche lui è felice quando può aiutare: "Sono contento quando riesco a fare qualcosa per le persone che ne hanno bisogno tra cui alcuni dei ragazzi cresciuti con me fin da piccoli, protagonisti delle mie storie vere e del mio successo, che ancora oggi vivono un disagio che alcuni sono solo capaci di raccontare. No cantastorie. Documentario di una generazione", scrive Achille, che sente di essere diventato una persona migliore: "Sono diventato migliore di ieri perché sono già stato chi nessuno sarebbe mai voluto essere e perché quei ragazzi sono cresciuti avendo come esempio quello che non sarebbero mai voluti diventare."

Il post si conclude con l'avvio del nuovo percorso di Achille, già accennato dopo la fine di Sanremo 2020, in cui il cantante si è classificato ottavo: "Gloria ai miei ragazzi, a chi è come noi e a chi non c’è più. È ora di aprire il nuovo sipario dove la morte stavolta è soltanto una messa in scena e dove si rimarrà per sempre."

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Sono figlio di gente onesta, di chi ha sacrificato una vita per il lavoro sopportando per anni di farsi sputare addosso senza mai ricevere nulla. Mio padre di giorno insegnava pur di portare a casa quattro soldi e di notte non dormiva ossessionato dal rimanere condannato in una misera vita. Ho visto mia madre fare lavori umilianti ma caritatevoli. Mai dirò che mi ha fatto mancare qualcosa. La mia rabbia e la mia ambizione nasce dalle umiliazioni. Quello che hanno fatto alla mia famiglia mi ha fatto diventare chi sono. Mia madre ha vissuto per gli altri, andava sulla strada ad aiutare prostitute a salvarsi assumendosi grandi rischi, ospitava a casa bambini di famiglie in difficoltà anche quando noi stessi eravamo disperati. Sono contento perche è anche grazie a quello che abbiamo passato se sono qui e, nonostante abbia avuto un rapporto difficile con la mia famiglia, sono felice perché oggi mio padre ha conquistato quello per cui ha vissuto e mia madre ha un ruolo importante al mio fianco. Il mio nome è famoso perchè tutti hanno conosciuto me quando dormivo in una macchina, quando vivevo in uno squallido hotel a Boccea, quando avevo paura per mia madre, quando a Val Padana c’erano quei ragazzi e oggi sono rimasti solo ritratti sui muri e fiori. Sono contento quando riesco a fare qualcosa per le persone che ne hanno bisogno tra cui alcuni dei ragazzi cresciuti con me fin da piccoli, protagonisti delle mie storie vere e del mio successo, che ancora oggi vivono un disagio che alcuni sono solo capaci di raccontare. No cantastorie. Documentario di una generazione. Sono diventato migliore di ieri perchè sono già stato chi nessuno sarebbe mai voluto essere e perchè quei ragazzi sono cresciuti avendo come esempio quello che non sarebbero mai voluti diventare. Gloria ai miei ragazzi, a chi è come noi e a chi non c’è più. È ora di aprire il nuovo sipario dove la morte stavolta è soltanto una messa in scena e dove si rimarrà per sempre.

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