Music Biz
Paky
15 Novembre 2022
Redazione
È stato grazie a “Rozzi” nel 2019 che Paky, vero nome Vincenzo Matera, classe 1999, nato a Secondigliano e cresciuto a Rozzano, è riuscito a conquistare l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori. In un paio di anni, grazie a un immaginario crudo e violento e allo stesso tempo credibile, a una scrittura diretta e a un personaggio schivo e genuino, ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per lasciare il segno.
“Salvatore”, il suo primo album, è figlio di un lutto: il rapper l’ha dedicato a suo zio, scomparso prematuramente in un incidente stradale. Per lui era molto più di uno zio: un padre. Paky sputa barre come fossero pezzi di vetro che mastica, da qui il suo modo ruvido e graffiante di rappare: tutte le sue canzoni più importanti sono state presentate durante un live all'Alacatraz di Milano dove ha messo in scena una performance che ha scosso il pubblico. A un certo punto dello show, il rapper si è messo a rappare con un cappio al collo proprio come fosse un impiccato, inscenando poco prima la sua morte. Il perché deriva dal suo nome d'arte: è il diminutivo del termine lituano “pakartas”, che significa “impiccato” ed è la porta d’ingresso per un mondo in cui il duello con la vita è costante. Nelle sue barre spesso manca l'aria: la metafora si trasforma in performance mettendo in luce sofferenza, disagio e terribile verità.