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Ermal Meta racconta il suo arrivo in Italia: "Siate gentili”

Redazione 105

In un monologo a Le Iene, il cantante di origine albanese parla a cuore aperto della storia che lo ho portato in Italia

Dopo la candidatura del suo romanzo d’esordio "Domani e per sempre" al Premio Strega 2023, Ermal Meta torna a far parlare di sé per il suo commovente intervento nel programma Le Iene. Il cantante di origine albanese racconta il travagliato arrivo in Italia, reso possibile solo grazie all’aiuto di due sconosciuti. Il monologo inizia con il racconto di quanto accaduto alla madre: «Quella donna non si fidava di nessuno. Un giorno, per strada, uno sconosciuto la avvicina e le dice che ha sentito delle cose, cose orribili che stanno per succederle. Lei si spaventa, ma gli crede. Del resto ad una donna senza marito, a quei tempi, poteva accadere di tutto». 

«Lo sconosciuto le consiglia di andare via, ma lei non sa come fare. Lui si offre di pagare di tasca sua un passaporto straniero, tedesco. Non vuole niente in cambio. Le chiede solo delle fototessere. Quando lei gli domanda perché la sta aiutando, lui le risponde che non lo fa solo per lei, ma anche per i suoi figli. Andare alla polizia è inutile e lo sa fin troppo bene». 

Lo sconosciuto torna con i passaporti che avrebbero consentito al cantautore e alla sua famiglia di sperare in un futuro migliore: «Il giorno seguente la donna scatta delle foto e gliele porta. Lui va da un falsario e una settimana dopo il passaporto è pronto. Lo sconosciuto le augura buona fortuna. Non si vedranno più. La donna lascia i figli con sua madre e va a prendere il traghetto che spera possa condurla verso una vita sconosciuta, ma gentile, come quell’uomo. Passa i controlli della polizia albanese senza difficoltà e così, intorno alle 7.00 della mattina seguente la nave su cui si trova entra nel porto di Brindisi». 

Tuttavia, gli ostacoli non finiscono qui: ai controlli della partenza per l’Italia, un ufficiale nota il passaporto falso. Prima dello sbarco, ogni passaporto viene controllato meticolosamente. Un ufficiale afferra quello della donna e le lancia un’occhiata prima di sparire dietro una porta. Sembra aver già capito. Torna indietro dopo un po' e la chiama in disparte. «Questo passaporto è falso, lo sa vero?» le dice a bassa voce. «Sì, lo so», ammette lei. «Non posso farla passare, devo rimandarla indietro» dice l’uomo. 

La mamma di Ermal non si arrende, è un’occasione che non può lasciarsi sfuggire: «La donna piange cercando di non farsi vedere dagli altri. Poi dalla borsa, tira fuori una fotografia e gliela mette davanti. “Questi sono i miei tre figli. Se torno indietro non ci sarà un futuro per loro” gli dice. Lui indugia ancora, scrutandola, mentre la donna prega. Di colpo lui apre il passaporto e lo timbra prima di ridarglielo. È libera di andare. Lei vorrebbe abbracciarlo, ma non può. “Vada via, e buona fortuna!” le dice l’ufficiale indicandole la porta verso il suo futuro incerto, ma tutto da scrivere. Non si vedranno più. Due atti di gentilezza salvarono quattro vite. Tra quelle vite c’era anche la mia. Siate gentili. Potreste salvare qualcuno».

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