music biz
Credits: Instagram @Rose_Villain
26 Marzo 2025
Redazione 105
Rose Villain in un’intervista a Vanity Fair si è raccontata, parlando delle origini della sua attenzione per l’alimentazione che l’ha portata a diventare vegana. Tutto è iniziato pochi giorni dopo la morte di sua madre quando ha comprato un libro intitolato Come non morire. Era una raccolta di studi delle più prestigiose università del mondo sulle scoperte scientifiche legate alla longevità. “Mi ero spaventata. La mamma se n’è andata in fretta, il tumore ai polmoni se l’è portata via. Così ho iniziato a informarmi, a studiare. Ho letto di diete vegetali, di prevenzione, e sono diventata vegana. Ho cominciato a prendermi cura della mia salute, del mio benessere. Ho buttato via tutte le creme e i prodotti di bellezza che avevo, da allora uso solo cose clean”.
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Stiamo parlando di otto anni fa, ma sembra passata una vita perché in meno di due anni Rose Villain è diventata da un’artista di nicchia a un fenomeno pop transgenerazionale grazie anche alle partecipazioni a Sanremo e alle tante hit che ha cantato. Una vita che sogna fin da piccola: “A sei anni sono andata dai miei genitori e gli ho comunicato che avrei fatto la cantante, ne ero sicura al cento per cento”. All’epoca era “molto introversa, stavo sempre da sola. Ho sempre avuto un lato malinconico fortissimo, e forse è la mia ultrasensibilità che mi permette di fare musica”. Una passione per la musica che deve anche in questo caso alla mamma: “Ne ascoltava tanta, le piacevano Prince, Elton John, Battisti, Loredana Bertè, Gianna Nannini, cantava sempre, diceva che quando ero piccola l’unica cosa che mi faceva passare le coliche erano le canzoni. Credo che ci sia lei all’origine del mio sogno”.
Parlando della mamma, Rose sostiene che anche lei “aveva i suoi demoni e io li vedevo, faticava a trovare il suo posto nel mondo”. Le manca tantissimo, anche perché non ha potuto vederla famosa. Demoni che crede di aver in un certo senso ereditato: “Credo ci sia una familiarità, nell’ansia soprattutto. Ho avuto attacchi di panico. Il primo è stato alle elementari. La differenza è che io ci lavoro da anni, vado in terapia, mi prendo cura di me. Quando lei se n’è andata, la vecchia Rose avrebbe reagito chiudendosi al buio a soffrire, invece in quel momento avevo da poco conosciuto Andy. Sa quando si dice che l’amore ti salva? È vero, a me è successo”.
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Di Andy, il marito e produttore Sixmp, dice: “Lavorare con lui è bellissimo, abbiamo da sempre una sintonia unica. Quando ci siamo conosciuti a New York ci siamo come riconosciuti. I miei manager mi abbinavano a diversi producer per fare delle session. Con lui è scattato subito qualcosa di speciale, ho pensato: è lui. Un colpo di fulmine artistico. All’inizio solo artistico, anche se io forse un po’ gli piacevo, ma ci sono voluti sei mesi per metterci insieme”.
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Un amore fatto di “coincidenze incredibili”: “C’era stato qualcosa, ma lui era tornato in Italia e io sono tornata a prendermelo. Ci sono state anche delle coincidenze incredibili: un biglietto d’aereo spostato per overbooking e io che mi ritrovo a stare con lui per tre giorni. Pensi poi che scopriamo che a Milano vivevamo a un isolato di distanza, ma non ci eravamo mai visti. Gli interessano le cose vere, le persone, osserva la gente quando è per strada, è curioso, non gliene frega niente dei social. È genuino, onesto, leale. E poi è un ottimista. Con lui sono cambiata”. Prima invece: “Ho avuto quasi solo relazioni tossiche”.
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Lavorare insieme “è stupendo perché ci capiamo, e poi quanto è bello condividere un successo? Certo, a volte invece della cena romantica ci troviamo a parlare di lavoro a tavola, ma pazienza”. I due pensano anche ad un figlio insieme: “Lo canto anche in una canzone: ‘con te un figlio non può venire sbagliato’. Perché a volte mi dico che tutto il mio bagaglio di oscurità è un pericolo, potrei trasmetterlo al mio bambino, o forse quel bambino potrebbe soffrirlo. Ma con una persona così entusiasta della vita al mio fianco sono tranquilla. Ho degli episodi depressivi. Sono momenti di down molto forti, forse anche a causa del lavoro che faccio”.
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Non manca una riflessione sulla sua bellezza che spesso offusca il talento: “Spesso per strada mi fermano per dirmi: ‘Sei bellissima’. Non mi dicono: ‘Sei bravissima’. Il complimento mi fa piacere, certo, ma mi spiazza. E alla fine, in fondo, un po’ ci resto male. Davvero è questo che passa di me? Io voglio essere riconosciuta come musicista, non ho mai basato la mia vita o la mia carriera sul fatto di essere una ragazza carina. In America ci sono artiste bellissime il cui talento non viene screditato dalla bellezza, invece in Italia abbiamo un problema di sessismo. Io non mi sento sexy, ai concerti mi vesto comoda. Ogni tanto mi voglio sentire figa, ma di base sono un maschiaccio. Io e mio marito condividiamo lo stesso armadio, io prendo dai suoi vestiti e lui dai miei. La sessualità non è il mio mezzo di comunicazione”.
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