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07 Aprile 2025
Redazione 105
Tananai è pronto a dare il via ad un tour fuori dall’Italia, con la prima data il 17 aprile a Londra, poi a Barcellona il 21, ad Amsterdam il 23, a Bruxelles il 26 e 27 e infine a Parigi il 28. In un’intervista al Corriere della Sera ha raccontato le sue sensazioni in vista di questi concerti: “Mi sono sempre piaciuti i live nei club, in cui cantarsi in faccia e percepire il sudore della gente. Prima non ero molto esperto, ma ora che ho fatto vari tour spero di riuscire a portare le mie nuove skill”. Sarà uno show molto più improntato sulle canzoni: “In Italia tante persone sono già venute a vedermi e la domanda diventa ‘cosa facciamo per stupirle in un altro modo?’. Qui, invece, ho dato il massimo su arrangiamenti ed espressività”.
All’estero ha avuto un’esperienza molto importante: l’intervento all’Onu: “L’ho improntato come una chiacchiera fra amici perché ho capito che, più che ascoltare una lezione, mi sento bene quando parlo con un amico che mi dà una chiave di lettura diversa per essere più sereno. Ciò che ricerco ultimamente è proprio la serenità e paradossalmente trovo sia raggiungibile, oggi, anche se il mondo è incasinato. La cosa importante è capire il nostro posto nel mondo e ci sono molti mezzi per farlo”. Ispira dunque alla serenità e non alla felicità: “La felicità non la vedo come una condizione raggiungibile. Esiste come qualcosa a cui tendere, senza magari arrivarci mai, ma stando bene nel cercarla”.
All’Onu ha invitato a non fuggire dalle proprie ombre. Sono tante quelle che vede nella sua generazione: “Sicuramente l’ansia da prestazione, il dover replicare degli standard che volente o nolente o ci vengono proposti, magari sui social. E questo è un po’ il nemico della serenità, fa dimenticare che le cose che ci fanno stare bene si fanno in primis per se stessi, non per dimostrare che si è qualcosa. Poi c’è l’incertezza del futuro, nel mondo del lavoro, nella società, nel pensare che possano esplodere altre guerre o pandemie. Sono schiaffi in faccia pesanti”.
Tananai è arrivato fin qui, ma tre anni fa un ultimo posto a Sanremo poteva rischiare di farlo smettere. “È stato merito mio fino ad un certo punto e molto delle persone che mi sono state vicine: se non ci fossero stati i miei amici, la mia ragazza e la mia famiglia in quei giorni, non son sicuro che sarei riuscito a ribaltare la sorte. Non voglio si pensi che esistono superumani”. E se non ci fosse riuscito? “Di sicuro avrei continuato a fare musica perché è la cosa che mi fa stare bene e in cui ritrovo un senso di esistere”.
La fidanzata è dunque un punto stabile della sua vita. Come si fa ad avere un amore così forte dopo tanti anni? “Sembra assurdo, ma alla fine quel che conta è come si sta insieme e io sto bene, senza troppe domande. Certo non è facile avere a che fare con le persone, ma quello è anche il bello, se no sai che noia. La bellezza si trova nell’imperfezione, nel tempo e nella complessità”. Pensa a metter su famiglia, in vista dei 30 anni? “Ho sempre pensato di volere una famiglia, so che ci sarà, ma ho ancora tanto da capire su di me e sul mondo prima di riuscire a essere solido come persona per un eventuale figlio o figlia”.