Music Biz
Patty Pravo: “Le droghe? Le ho provate tutte, tranne la cocaina”
I figli? “Si può vivere senza”
Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, si racconta in un’intervista al Corriere della Sera, a partire dall’origine del suo nome che arriva da Nicola, uno zio scomparso tragicamente. Un nome maschile, ma da bambina tutti la chiamavano Nina, vezzo veneziano che usava i diminutivi per affetto. Cresciuta con una nonna “libera”, ha vissuto un'infanzia fatta di libertà e giornali presi all'alba.
Le droghe e la chirurgia
Le libertà sono continuate anche da adulta, tra sostanze stupefacenti e ritocchini. Senza filtri, infatti, confessa di aver provato tutte le droghe, tranne la cocaina. La chirurgia estetica? Solo qualche ritocco leggero: “Faccio al massimo le iniezioncine, ma il lifting no: ci vogliono due mesi per riprendersi, non ho tempo di stare tutto questo tempo fasciata”. Per lei la vera trasgressione è semplice e potente: “Mostrarsi per quello che si è davvero”. E il suo elisir? “Non me la prendo mai per nulla. Troppa fatica”.
L’amore, i matrimoni e una culla sulla batteria
Si è sposata cinque volte, ma sottolinea: “Non ero io ad insistere per il matrimonio: erano gli altri che volevano sposarmi”. E i figli? Nessun rimpianto: “Con Gordon a un certo punto ci avevamo pensato, eravamo in Giappone. Gli ho detto: potremmo attaccare la culla alla batteria, così mentre muovi il pedale il bambino dorme. Sarebbe stata una idiozia. Non ho più avuto voglia di maternità: si può vivere senza figli”.
La nascita di Patty Pravo e l’epoca del Piper
A 15 anni arriva a Roma con un Maggiolino, senza sapere che la sua carriera sarebbe iniziata al Piper. Indossa pantaloni a vita bassa e si mette a ballare. È lì che nasce Patty Pravo: “Si è avvicinato il patron Alberigo Crocetta e mi ha chiesto se sapevo cantare oltre che ballare. Gli ho voltato le spalle e ho proseguito a ballare”. Il giorno dopo ha firmato un contratto con la RCA.
Quanto al nome d’arte, “è venuto fuori una sera, dopo un concerto, mentre mangiavamo un piatto di spaghetti con un gruppo di ragazze inglesi che si chiamavano tutte Patty. Mi sono messa a parlare di Dante, dell’Inferno e delle anime ‘prave’”.