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03 Dicembre 2019
L’istruzione in Italia peggiora sempre di più e le nostre scuole non sono in grado di fornire una formazione adeguata ai nostri ragazzi: lo dimostrano i risultati di Pisa 2018, l’indagine internazionale promossa dall’Ocse che si effettua ogni tre anni per rilevare le competenze degli studenti di 15 anni in lettura, matematica e scienze.
A questa indagine nel nostro paese hanno partecipato 11.785 studenti suddivisi in 550 scuole in totale: l’unico dato relativamente positivo riguarda la matematica, il cui livello di conoscenza è migliorato rispetto al 2009 ma è comunque piuttosto modesto, senza contare che è rimasto stabile nel tempo, senza grandi sviluppi. Circa il 24% degli studenti non ha raggiunto il livello 2, ossia quello di base, mentre solo il 10% ha raggiunto i livelli di eccellenza 5 e 6. In questo campo i ragazzi hanno ottenuto un punteggio superiore rispetto alle ragazze.
Ma le vere note dolenti sono altre: in scienze 1 studente italiano su 4 non raggiunge neanche il livello base delle competenze richieste. Nel Nord Italia è “low-performer” in scienze il 15-20% degli studenti, mentre al Sud la percentuale sale al 35%. In questo caso non c’è differenza tra maschi e femmine, il livello è basso per tutti.
Nel campo della lettura, invece, le ragazze hanno ottenuto punteggi migliori: per “lettura” si intende la capacità degli studenti di comprendere e utilizzare i testi per raggiungere i propri obiettivi e partecipare alla società. In questo campo, gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio medio di 476, inferiore alla media Ocse pari a 487, e si collocano così tra il 23esimo e il 29esimo posto dei paesi che hanno partecipato all’indagine. In generale, gli studenti italiani hanno totalizzato punteggi nettamente inferiori rispetto a quelli degli altri paesi.
Come è possibile tutto questo? Secondo il ricercatore dell’Ocse, Francesco Avvisati, purtroppo è colpa della scuola: “Nella lettura e nelle scienze il livello tende a calare – ha spiegato all’Agi - perché c'è bisogno di un aggiornamento continuo dei contenuti e delle modalità di insegnamento ma in Italia il cambiamento è più lento rispetto ad altri paesi. La nostra scuola è immobile”. Di fronte a un quadro del genere, è normale allarmarsi: “Ci deve sicuramente preoccupare il calo della preparazione scientifica e della capacità critica degli alunni italiani – ha aggiunto Avvisati - perché il calo non proviene dagli studenti meno bravi, ma proprio dai più bravi. Inoltre, rispetto a dieci anni fa il mondo è diventato più complesso, ed è cresciuta la richiesta di competenze scientifiche diffuse e di capacità critica di lettura”.
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