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18 Dicembre 2019
Un padre è stato condannato a due mesi di carcere per aver smesso di pagare gli alimenti alla figlia maggiorenne (oggi 33enne) imponendogli di continuare a provvedere al suo mantenimento fino a quando avrà raggiunto una stabilità lavorativa. A stabilirlo è stata una sentenza del tribunale di Torino.
A denunciare l'uomo era stata proprio la figlia nel dicembre 2014: la ragazza ha raccontato che l'uomo, separato da sua madre dal 2000, ha smesso di provvedere al suo sostentamento dal 2012, causandole difficoltà economiche ed un grave senso di disagio e frustrazione.
La donna ha parlato ai giudici dell'infanzia difficile e del sogno svanito di frequentare l'Università. Oggi guadagna 786 euro al mese e continua a vivere con sua madre, a causa delle difficoltà economiche.
L'uomo, da parte sua, si è difeso dichiarando di aver smesso di pagarle gli alimenti perché era grande e sapeva che stava lavorando. Poi ha aggiunto che, se la ragazza fosse stata disabile o avesse avuto problemi, avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarla economicamente. "Ma da quando è maggiorenne ha sempre lavorato". Inoltre il padre ha sostenuto di essere nullatenente e disoccupato.
Il giudice, però, non gli ha creduto, dichiarandolo colpevole e imponendogli di ricominciare ad aiutare sua figlia, stabilendo che potrà godere di una sospensione condizionale della condanna al carcere a patto che versi subito una provvisionale di 3000 euro in favore della figlia, oltre al versamento mensile di 258 euro.