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Coronavirus, chi ha un cane potrebbe correre meno rischi: lo rivela uno studio italiano

La ricerca è stata realizzata dagli scienziati dell’Università Magna Grecia di Catanzaro in collaborazione con altri team.

Coronavirus, chi ha un cane potrebbe correre meno rischi: lo rivela uno studio italiano

09 Aprile 2020

Contrariamente alla fake news circolata qualche settimana fa, i nostri amici a quattro zampe non solo non trasmettono il Coronavirus ma, anzi, potrebbero persino proteggerci dal rischio di ammalarci. A rivelarlo è stato uno studio realizzato da un team tutto italiano, guidato dagli scienziati dell’Università Magna Grecia di Catanzaro, in collaborazione con i colleghi del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Milano, del Dipartimento di Scienze Biotecnologiche di Base, Cliniche Intensivologiche e Perioperatorie presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore e del Dipartimento Scienze di Laboratorio e Infettivologiche presso la Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS.

Secondo questa ricerca, in sostanza, chi possiede un cane o chi ha contatti con i bovini potrebbe sviluppare una forma meno aggressiva del Covid-19 e il motivo è molto semplice: i coronavirus che circolano abitualmente tra i cani e tra i bovini hanno una stretta somiglianza col patogeno emerso in Cina. Per questo motivo chi vive a contatto con questi animali vi è esposto e sviluppa così una sorta di protezione anche al Covid-19. Il nostro sistema immunitario potrebbe dunque essere in grado di riconoscerlo parzialmente e di combatterlo sulla base di principi reattivi simili.

Lo studio è servito a evidenziare l’omologia tra la proteina del Sars-CoV-2 e di quella del coronavirus respiratorio canino e bovino, risultate rispettivamente del 36,93% e del 38,42%. L’omologia con quella del coronavirus enterico umano, invece, è del 37,68%. Che questo consenta alle persone di sviluppare una difesa proprio perché sono a contatto con gli animali è ancora tutto da dimostrare con degli studi specifici, ma di certo questi primi risultati fanno ben sperare.

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