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28 Aprile 2020
Bar e ristoranti riapriranno il 1 giugno e così, come tutti gli altri ristoratori, anche lo chef Carlo Cracco sta aspettando di conoscere le disposizioni che regoleranno nel dettaglio la riapertura dei locali, compreso il suo ristorante che si trova nella Galleria Vittorio Emanuele II a Milano e vanta una stella Michelin. Il cuoco ha detto la sua sul nuovo DPCM durante un’intervista radiofonica: “Forse qualcosa in più si poteva fare – ha commentato – ognuno di noi ha i propri desideri, più che altro per ritornare alla normalità, però bisogna anche seguire quelle che sono le disposizioni. Anche noi cerchiamo di sopravvivere e di non farci venire la malinconia”.
Anche Cracco, come tanti altri ristoratori, sta lavorando con il servizio di consegne a domicilio ma adesso è arrivato anche il momento di pensare a come sarà la ripartenza. In tanti ipotizzano l’installazione di divisori tra i tavoli ma per lo chef non è un’opzione percorribile: “Non metterò il plexiglass, piuttosto chiudo. - ha sottolineato - Credo che più che altro il problema non sia quello delle distanze, il problema principale è quello di poter lavorare in sicurezza”. A proposito di sicurezza, Cracco sta cercando di attrezzarsi per poter effettuare i tamponi sui propri dipendenti: “Se non fotografiamo mai questa situazione non l'avremo mai – ha detto – Poi il tampone andrà fatto di nuovo, un po' come gli esami del sangue. Se uno è positivo viene tenuto fuori, chi è negativo può tornare al lavoro”.
Al momento Cracco pensa di ridurre solo il numero dei coperti come precauzione: “Non vedo altre barriere che si possano frapporre tra cliente e personale. Già sarà una situazione strana, perché la voglia di andare al ristorante non sarà tantissima. Stiamo venendo fuori da una guerra. Il problema principale lo vedo sul lato economico – ha poi aggiunto – non so quanti avranno voglia e possibilità di tornare ai ristoranti come prima". Al momento della ripartenza, infine, Cracco intende offrire ai suoi clienti le bollicine: “Mangiare non ne abbiamo bisogno, abbiamo mangiato fin troppo”.