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21 Maggio 2020
A Wuhan, cittadina epicentro del Covid-19, sono stati vietati gli allevamenti, la caccia e il consumo di fauna selvatica per un tempo di 5 anni. Il paese che ha fatto da culla al virus decide, quindi, di contrastare almeno per un po' il consumo di questa carne, ritenuta l'origine dell'infezione. La norma è entrata subito in vigore ed è strutturata in 10 punti. La nuova disciplina punta anche a contrastare le attività illegali di caccia e vendita.
In questo modo, non solo c'è stato un riconoscimento importante per quanto riguarda il virus e la sua diffusione, ma viene tutelata la fauna in via di estinzione, si lotta contro lo sfruttamento della fauna selvatica, si rafforza l'educazione pubblica in merito a queste tematiche. In più, gli allevamenti di animali selvatici saranno più vigilati.
Peter Li, della Humane Society International, ha spiegato: "Il divieto di Wuhan rappresenta un chiaro riconoscimento di quanto sia serio il rischio per la salute pubblica, collegato alla diffusione di malattie zoonotiche attraverso il commercio di specie selvatiche. Un rischio che deve essere preso sul serio se vogliamo evitare future pandemie e che non sarà certo minore tra cinque anni. La pericolosità di un divieto temporaneo è infatti ancora troppa. Wuhan diventa la quarta città della Cina continentale a prendere l’iniziativa, ma ora serve una volontà su scala globale per fermare il pericoloso traffico di fauna selvatica".
Nel frattempo Jiangxi e lo Hunan, altre due province cinesi, stanno aiutando gli allevatori di animali esotici a trasformare la produzione in qualcos'altro, attraverso incentivi e finanziamenti.