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10 Agosto 2020
L'11 agosto 2014 il mondo piangeva la scomparsa di Robin Williams. Sulla sua morte si era detto di tutto, si parlava di guai economici e depressione fulminante. Ma ora, a distanza di 6 anni dal tragico suicidio, un docu-film fa finalmente chiarezza sull'ultimo periodo della sua vita e sulla drammatica convivenza con la malattia.
"Robin's Wish", questo il titolo del documentario diretto da Tylor Norwood che uscirà on demand il prossimo 1 settembre negli Stati Uniti, riporta le testimonianze di chi in quel periodo era più vicino all'attore.
Susan Schneider-Williams, vedova dell'attore (con cui era sposata dal 2011), non ha risparmiato dettagli. La donna ha raccontato: «Robin ha visto se stesso andare a pezzi, disintegrarsi», spiegando che "ogni area del suo cervello era stata attaccata". La Schneider ha tenuto a precisare che quando qualcuno si toglie la vita, c'è sempre qualcosa di più "e questo film è qualcosa di più".
Shawn Levy, l'ultimo regista che aveva lavorato con l'attore in "Una notte al museo 3: il segreto del Faraone", ha raccontato: «Sul set era chiaro a tutti che a Robin stava succedendo qualcosa, ricordo che un giorno mi disse “non so cosa mi stia succedendo, non sono più io”».
Bruce Miller, famoso neurologo, ha spiegato: «La demenza a corpi di Lewy è una patologia devastante che aumenta ansia e insicurezza, scatenando delusione».
Nel docu-film non compaiono invece i tre figli di Robin (Zelda, Zach e Cody) che sono stati impegnati in una battaglia legale con la terza moglie dell'attore, conclusa con un accordo economico da oltre 50 milioni di dollari.
(Credits photo: Getty)