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Le nuove regole per lo smart working dopo l'emergenza

Il lavoro agile è stato riscoperto a causa del Covid, e ora i sindacati chiedono una regolamentazione più chiara.

Le nuove regole per lo smart working dopo l'emergenza

25 Settembre 2020

La pandemia ha fatto scoprire al mondo interno l'utilità dello smart working. Il lavoro agile è da tempo una realtà importante, ma l'emergenza sanitaria lo ha reso ancora più indispensabile. È per questo motivo che i sindacati chiedono a gran voce un ripensamento delle regole di questa modalità lavorativa e spingono per una regolamentazione più strutturata, attraverso una contrattazione collettiva

La situazione si fa stringente con la fine dello stato di emergenza, previsto per il 15 ottobre (a meno che non ci siano differenti comunicazioni a riguardo): bisogna raggiungere un accordo tra le parti quanto prima. Allo stato attuale, lo smart working è disciplinato dalla legge n. 81/2017, ma durante la pandemia non c'è stato bisogno di accordi individuali tra datore di lavoro e dipendente potevano.

Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl ha dichiarato: "In vista della fine del regime di emergenza dobbiamo arrivare ad un'intesa concertata tra Governo, sindacato e imprese per stabilire saldi affidamenti reciproci da attuare nei luoghi di lavoro attraverso la contrattazione nazionale, aziendale e territoriale". 

Gli fa eco Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, che aggiunge che bisogna "ripristinare le norme saltate con i provvedimenti emergenziali, a partire dal diritto all'accordo individuale o alla dotazione strumentale a carico delle aziende". 

Le questioni da analizzare riguardano gli orari di lavoro, il diritto alla disconnessione, la tutela della salute del lavoratore e la sicurezza ai mezzi tecnologici e non. 

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