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19 Ottobre 2020
Duro attacco di Piero Chiambretti contro i negazionisti del Covid. Ospite di una trasmissione radiofonica condotta da Massimo Giletti e Luigi Santarelli, il presentatore ha dichiarato: “La situazione è grave, io ho vissuto un dramma personale e ho visto con i miei occhi che cosa è il Covid in ospedale, ho visto morire una persona a me esageratamente cara in quattro, cinque giorni. Rimango sconvolto e disgustato quando sento dire da qualcuno che il Covid non esiste, che è una macchinazione internazionale per mettere in ginocchio l’economia del mondo”.
Il dramma personale lo ha segnato molto. Chiambretti ha dovuto lottare due volte: contro la malattia che lo ha colpito, e contro il dolore per aver perso la madre.
Sulle previsioni per l'autunno afferma: “Innanzitutto sono sorpreso che tutti siano sorpresi, perché quando a maggio la situazione si era un pochino normalizzata, i virologi, quelli veri e quelli presunti dicevano che ci sarebbe stata una ricaduta ad ottobre. Se il pronostico era così convincente bisognava attrezzarsi psicologicamente e da un punto di vista organizzativo, invece non mi sembra sia così”.
Chiambretti ammonisce anche quanti sottovalutano la pericolosità di questo virus, credendo che tanto a loro non potrà mai accadere: “Il virus è democratico, non guarda in faccia a nessuno, colpisce il presidente degli Stati Uniti, calciatori, uomini di grande potere, dobbiamo stare molto attenti, il miglior protocollo siamo noi: dobbiamo capire che finché dobbiamo combattere il virus, dobbiamo fare quello che ci dicono anche se ci dovessero dire di metterci la mascherina in casa, se dovesse essere utile a risolvere il problema, la dovremmo mettere”.
E sul linguaggio dei virologi aggiunge: “Il terrorismo va sempre combattuto perché è una forma di estremismo. Poi in televisione una notizia brutta tira più di una bella, quindi c’è il piacere sadomaso da parte di tutti, specialmente di quelli che vanno in televisione, di dire ‘attenzione è pericoloso, i contagi sono saliti’, così si crea nel cittadino un terrore che ci porta un trauma psicologico dove perdiamo anche una nostra identità perché non riusciamo a fare nulla di quello che eravamo abituati a fare. Detto questo, le parole sono importanti e quelle dette in televisione, sui giornali e in radio spesso sono dei boomerang nei loro effetti”.
L’intervista si conclude con il ricordo dei giorni passati in ospedale: “In quei momenti in ospedale il telefono è l’unica cosa che ti tiene attaccati ad una realtà a te familiare e quindi nei momenti più difficili giravo dei video di come ero conciato, la maschera, le cicatrici, gli aghi nelle braccia. Quando ogni tanto vado a rivederli, intanto non mi riconosco e solo adesso mi rendo conto di quello che ho rischiato. Anche sulla morte di mia madre lì per lì io non ho vissuto un vero e proprio dolore, l’ho vissuto quando sono tornato a casa guarito. Se mettessi questi video in rete basterebbero per zittire molti di oggi”.