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Una startup tedesca inventa i coriandoli biodegradabili ed ecosostenibili

I coriandoli sono fatti di semi e invece che rifiuti diventano piantine

Una startup tedesca inventa i coriandoli biodegradabili ed ecosostenibili

12 Febbraio 2021

Redazione 105

Anche quest’anno è arrivato il carnevale e, seppure tra mille divieti, qualche festicciola, soprattutto tra i bambini, ci sarà. In fondo i coriandoli e le bugie mettono allegria, ma se per quest’ultime non ci sono problemi ambientali, ma solo di linea, con i coriandoli è un po’ più complicato. Ogni anno vengono consumati chili e chili di coriandoli di carta o peggio ancora plastica. Questi nella migliore delle ipotesi vengono ripuliti e gettati via, ma spessissimo li ritroviamo per giorni sulle strade. Gli animali o gli uccelli rischiano di ingerirli e non sono certamente buoni come le bugie e poi non fanno bene alla salute di nessun essere vivente.

Una starup tedesca dal nome impronunciabile (Saatgutkonfetti), ma dal grande ingegno, ha creato i primi coriandoli alleati della biodiversità umana. Detta così sembra complicata, invece è solamente geniale. I coriandoli che producono sono fatti di amido, coloranti naturali e semi. Dal Timo alla brunella, il mix di semi è fatto di 24 specie vegetali diverse, tutte particolarmente gradite alle api. L’amido di scioglie naturalmente dopo pochi giorni, e ancor più velocemente in caso di pioggia, e rimangono solo i semi che se trovano il luogo giusto (meglio un bel prato che l’asfalto) riescono a dar vita a nuove piante!

Per ora non tutti questi tipi di semi sono adatti al territorio italiano, ma esiste un’altra variante sempre ecofriendly: i GoodConfetti, coriandoli ecologici senza semi che si biodegradano in poco tempo. L’obiettivo dell’azienda rimane quello di creare nuovi mix con varianti compatibili per ogni territorio! I coriandoli di semi sono nati come un progetto studentesco da alcuni studenti dell’Accademia delle belle Arti della città tedesca di Kassel e successivamente il progetto è diventato una startup creata da Katja Filippenko, Christoph Trimborn e Philip Weyer, già compagni di studi. Una bella storia di inventiva e amore per l’ambiente che ha dato i suoi colorati frutti (o dovremmo dire fiori?)

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