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18 Maggio 2021
Redazione 105
Si stima che nel 2016 745.000 persone siano morte di infarto e problemi cardiaci connessi allo stress da lavoro (circa il 30% in più rispetto al 2000). La maggior parte di questi, il 72% sono uomini di mezza età. Ma dove si muore di più per stress da lavoro? Non in Italia, ma nel Sudest asiatico e nella regione del Pacifico occidentale (Cina, Giappone, Australia). Queste sono le regioni e più a rischio di morte connessa al lavoro. Lo stress da lavoro si è rivelato essere responsabile di circa un terzo delle morti sul lavoro nel mondo. A raccontare lo studio effettuato è Maria Neira, direttore del Dipartimento per l’Ambiente, il Clima e la Salute dell’Organizzazione mondiale della sanità: “Arrivare a lavorare 55 ore alla settimana è un serio rischio per la salute, perché è associato a un rischio più alto del 35% di incorrere in ictus e del 17% di morire per un’ischemia cardiaca rispetto a chi lavora 35-40 ore alla settimana. Con i dati ottenuti possiamo promuovere campagne e programmi in tutela dei lavoratori.”
E da quando c’è il covid è sempre più difficile gestire lavoro e vita privata con il dilagare dello smart working. “Il Covid-19 ha significativamente cambiato il modo in cui le persone lavorano”, spiega Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, “il telelavoro è diventato la norma in molte imprese e spesso trascende i confini fra casa e lavoro. Inoltre, molte aziende sono state costrette a ridimensionare il loro organico, costringendo i membri dello staff a lavorare di più. Ma ricordiamo che nessun lavoro vale il rischio di un infarto o di un ictus. C’è bisogno che i governi, i datori di lavoro e i lavoratori lavorino insieme per proteggere la salute di chi lavora”. Non ammazzatevi di lavoro, che può fare davvero male.