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06 Settembre 2021
Redazione 105
Il ritrovamento del mostro-sirena risale in realtà agli inizi degli anni ‘80 per mano di Giorgio Teruzzi, paleontologo oggi in pensione. Il curatore della della sezione di zoologia dei vertebrati, Giorgio Bardelli, ha raccontato al Corriere la storia della sirena che tutt’oggi suscita molto interesse nel settore: «Si trovava all’interno di uno dei locali seminterrati dove ci sono i depositi di studio del Museo, dietro ad un’ intercapedine, oltre una parete sottile — continua Bardelli —. Nessuno ne conosceva la provenienza, non c’erano documenti o bigliettini allegati. Il sospetto è che potesse appartenere ai fratelli Villa, collezionisti milanesi che regalarono pezzi al Museo prima del conflitto».
Gli esami hanno chiarito che si tratta di un falso, non di un essere realmente esistito; «Dalle radiografie sappiamo che al suo interno ci sono un’ intelaiatura in legno e inserti di ferro mentre la parte più ampia del corpo è in cartapesta». Ma i capelli e le unghie sono umane, mentre la pinna è di un pesce, il che rende il tutto molto inquietante. Lo strano oggetto fetish potrebbe risalire alla seconda metà dell’800, forse di fattura orientale; in quel periodo erano diffusi questi fantocci apprezzati anche dal pubblico occidentale; ci sono, infatti, oggetti simili al Museo di Storia Naturale di Venezia, a Modena, a Salisburgo, in Inghilterra e in una fattoria di alligatori in Arkansas. Sulla mostruosa sirenetta milanese intanto non si sa nulla di più, ma tanto rimane da scoprire. «Più sappiamo e più ci rendiamo conto che ci sono tantissime cose che non conosciamo», conclude il curatore.