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30 Settembre 2021
Redazione 105
Durante il lockdown le università italiane sono corse ai ripari come hanno potuto, spesso trascurando alcuni aspetti importanti, come la privacy degli studenti. Proprio questa leggerezza è costata all’Università Bocconi di Milano una multa da 200mila euro per non aver trattato i dati degli studenti in maniera legittima.
Per far sostenere gli esami agli studenti in DAD, la Bocconi utilizzava il software, “LockDown Browser”, (un nome già inquietante) che blocca i dispositivi elettronici degli studenti e in sostanza impedisce la possibilità di “barare” durante i test accedendo a informazioni esterne. In aggiunta è stato impiegato il software “Respondus monitor” che cattura le immagini del viso e dei video degli allievi durante i test, evidenziato qualsiasi movimento sospetto dello studente. Non era concesso guardare in giro o allontanarsi dallo schermo, bisognava tenere una fonte di luce adeguata e costante, e uvi erano un sacco di altre accortezze da rispettare, pena la segnalazione o l’interruzione della prova di esame.
Sarebbe stato lo studente Joseph Donar Bolton, uno studente inglese di 21 anni, a sollevare la questione e portare l’istanza al Garante della Privacy che ha sanzionato la Bocconi visto che agli studenti iscritti agli esami non venivano date informazioni trasparenti sullo svolgimento dell’esame e sul tipo di sorveglianza applicata: non c’era menzione della fotografia iniziale scattata allo studente, o sulle riprese da fare alla stanza prima di iniziare l’esame, inoltre “il testo non indica gli specifici tempi di conservazione dei dati personali”, si legge sulla sanzione, mentre “i dati personali sono oggetto di trasferimento negli Stati Uniti d’America”. Ora i software sono stati vietati all’Università, che dovrà pagare la cospicua sanzione.
Ma quello della Bocconi non è certo l’unico caso, in un articolo uscito su Vice a giugno dello scorso anno, sono state raccolte decine di testimonianze di allievi dubbiosi proprio rispetto ai software di controllo utilizzati per gli esami, giudicati eccessivamente invadenti. Le Università tirate in causa da Vice sono l'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Università degli studi di Urbino "Carlo Bo", Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli studi “G. d’Annunzio” di Chieti e Pescara, Politecnico di Torino, Università di Trento, Università degli studi di Padova, Università degli studi di Ferrara, Università degli studi di Torino, e Università degli studi di Milano.