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03 Ottobre 2022
Redazione 105
I lavoratori sembrano essersi stancanti dello smart working, non di stare a casa, ma di pagare bollette stratosferiche per svolgere solo il loro lavoro. Ora chiedono rimborsi adeguati per i consumi domestici dovuti al lavoro da casa.
Secondo le stime del Politecnico di Milano su 18 milioni di dipendenti potrebbero lavorare in modalità agile tra i 6 e gli 8 milioni di italiani. Ma il caro bollette sta frenando la diffusione del lavoro agile. Nella Pubblica amministrazione i lavoratori e i sindacati chiedono bonus per far fronte alle bollette prima di accettare qualsiasi accordo sullo smart working.
Lo smart working piace ai lavoratori perché migliora l'equilibrio tra lavoro e vita privata, concedendo più tempo a casa ed eliminando il tempo speso per raggiungere il posto di lavoro. Lo smart spesso rende anche più produttivi, lo confermano i datori di lavoro, ma ora sta diventando un lusso per i lavoratori che non possono più permettersi le bollette lievitate. Oltre alle bollette si aggiunge la questione “buoni pasto” che alcuni datori non riconoscono in caso di lavoro agile.
Grazie allo smart working gli uffici riducono i costi anche del 50%. I report ci dicono che a ricorrere allo smart working sono soprattutto le aziende del settentrione: le imprese del Nord Est prime tra tutte (70%), seguite da quelle del Nord Ovest (53%) e del Centro (57%). Il Mezzogiorno si ferma a quota 30%. Ci sono poi molte differenze tra pubblico e privato. Il rischio è quello che anche i lavoratori fragili non vogliano più usufruire dello smart working, seppur rischiando il contagio, per abbattere i costi delle bollette e risparmiare qualcosa.