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08 Febbraio 2023
Redazione 105
Giacomo Casanova non era solo bravo con le donne. Aveva un’intelligenza sopraffina e riuscì a fuggire dal carcere dei Piombi. La prigione si trovava nel sottotetto del Palazzo Ducale di Venezia, dove fu rinchiuso nel 1755 con diverse accuse, tra cui quella di blasfemia. Per farlo Casanova chiese aiuto ad un amico, il frate Marino Balbi, anch’egli detenuto. Gli consegnò un ferro acuminato nascosto in una Bibbia, e la notte d'Ognissanti del 1756 il religioso forò il soffitto della sua stanza, percorse tutto il sottotetto e bucò poi il soffitto della cella di Giacomo. I due finirono così sul tetto, da qui riuscirono a calarsi nel palazzo, si affacciarono alla finestra facendosi aprire da un custode, fingendo di essere due magistrati. E poi si allontanarono in gondola. Una fuga da manuale che poi Casanova racconterà nel libro Storia della mia fuga dai Piombi.
Un’altra fuga di cui è impossibile non aver sentito parlare, è quella dal celebre carcere di Alcatraz: la prigione di massima sicurezza aperta nel 1934 nella baia di San Francisco e chiusa 29 anni dopo, ma rimasta per sempre nell’immaginario come carcere più duro e inespugnabile di sempre.
Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin idearono un piano di evasione genale nel 1962: i detenuti passarono un anno a scavare un tunnel con dei cucchiaini per collegare le celle al condotto di aerazione, che terminava fuori dall'edificio. Per coprire i lavori in corso usarono dei cartoni dipinti e durante la fuga misero dei manichini nei letti per ritardare il momento in cui sarebbero stati scoperti.
Raggiunto l’esterno della prigione fecero una zattera fatta di indumenti e di mastice, e presero il mare. Non si sa come sia poi andata la loro traversata. Il sospetto è che siano comunque annegati a causa della precarietà dell'imbarcazione, dopo tutta quella fatica, sarebbe stato un peccato!
L'ultima evasione che vi raccontiamo sembra buffa: il prigioniero si è semplicemente fatto spedire per fuggire. Il protagonista della storia è lo schiavo nero Henry Brown della Virginia. Quando il padrone lo allontanò da moglie e figli decise che era ora di scappare per andare a Philadelphia, dove la schiavitù era stata abolita. L'abolizionista Samuel Alexander Smith lo aiutò chiudendolo in una cassa che recava la dicitura "prodotti secchi". Il suo viaggio verso Philadelphia durò 27 ore tra treni, carri e navi. Qui era libero e raccontò attraverso il teatro la sua storia e la sua fuga in vari spettacoli per la causa abolizionista. L'uomo fu poi costretto a scappare nuovamente a causa dell'approvazione del Fugitive Slave Act, una legge che puniva gli schiavi fuggitivi, così si riparò in Gran Bretagna per molti anni, comunque libero.
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