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Saremmo pronti per la nuova influenza aviaria in arrivo? Sarebbe la più grave di sempre

Gli scienziati sono in allarme: l’aviaria inizia a interessare i mammiferi

Pronti per la nuova influenza aviaria in arrivo? Sarebbe la più grave di sempre

Credits: Getty Images

24 Febbraio 2023

Redazione 105

Gli epidemiologi non hanno tregua. Dopo la pandemia di Covid19 con cui stiamo ancora imparando a convivere, gli scienziati sono preoccupati per la diffusione dell’influenza aviaria causata dal virus H1N1; si tratta della peggiore epidemia che si ricordi riguardante gli uccelli selvatici e il pollame di allevamento, un virus che può infettare molti animali tra cui l'uomo; i maggiori responsabili della diffusione del virus sono però gli uccelli acquatici che migrano facilitando la diffusione anche a grande distanza. Il virus prima ha causato l'abbattimento di decine di milioni di capi di bestiame, ma ora ha iniziato a contagiare anche i mammiferi, una deriva davvero preoccupante che ha messo tutti in allerta per il timore di una nuova pandemia. 

Sono almeno 60 i Paesi che hanno registrato casi recenti di influenza aviaria del virus H1N1, stando ai dati dell'Organizzazione mondiale per la sanità animale. Secondo le stime nel 2021 sono morti per l’aviaria oltre 50mila uccelli selvatici, principalmente tra Europa e Nord America, anche se il virus è presente ormai, anche se in misura minore, anche in Africa e nelle Americhe. Le conseguenze anche sugli allevamenti sono drastiche: soltanto in Europa e Regno Unito tra il 2021 e il 2022 sono stati abbattuti, per contenere la diffusione di influenza aviaria, quasi 50 milioni di uccelli malati o a rischio contagio; negli Stati Uniti, gli uccelli d'allevamento eutanasizzati sono stati 58 milioni nel 2022 e un altro mezzo milione da inizio anno. L'H1N1 è un virus letale al 100% per i polli e negli allevamenti intensivi il contagio è assicurato dalla vicinanza obbligata a cui sono costretti gli animali.
Ciò che maggiormente preoccupa gli studiosi è il salto che il virus potrebbe fare dagli uccelli ai mammiferi ed eventualmente all’uomo. Si sono già verificati casi di leoni marini infetti e di visoni, mammiferi.
Al momento è ancora improbabile il rischio di infezione per l'uomo: il virus dovrebbe infatti accumulare più di una o due mutazioni prima di potersi diffondere tra esseri umani. Negli ultimi vent'anni si sono registrati circa 870 casi di aviaria nell'uomo, per lo più dovuti al contatto diretto con animali infetti. Di questi, 457 sono risultati fatali. Gli scienziati sono già al lavoro per la produzione di un vaccino, ma per produrne uno efficace, bisognerebbe conoscere il ceppo che eventualmente infetterà l’uomo, ma speriamo ancora che questo non accada.

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