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05 Aprile 2023
Redazione 105
Massimo Picozzi, nel consueto appuntamento del martedì con C.S.I. Milano in diretta con Tony e Ross, ha parlato di serial killer. Si potrebbe pensare, mentre ci si trasforma in detective assistendo all’ultima puntata di un programma televisivo, che il crimine sia in aumento e che le nostre città siano sempre più pericolose. In realtà, però, non è così. Gli assassini seriali sono infatti in netto calo. Il picco si è raggiunto negli anni ’80 e ’90, in cui si è arrivati rispettivamente a 1.061 e a 1.109. Secondo Picozzi, questa diminuzione è dovuta in particolare alla bravura delle forze dell’ordine.
Tuttavia ciò non vuol dire che i serial siano del tutto scomparsi, anche per “colpa” delle stesse autorità. Prendiamo ad esempio il primo caso analizzato nel corso del podcast. Stiamo parlando di Maina Ramulu, nato nel 1976. Ha colpito in India uccidendo da 16 a 18 donne in tre distinti momenti di follia omicida. Ha iniziato la sua “gloriosa” carriera nel 2003 e ha operato fino al 2009 con 9 vittime assassinate nella città di Hyderabad. Gli inquirenti sono riusciti ad arrestarlo e a condannarlo all’ergastolo, tuttavia è riuscito a fuggire dall’ospedale psichiatrico dove era recluso. È stato arrestato nuovamente nel 2013, ma l’Alta Corte di Telangana lo ha scarcerato nel 2018. Ramulu ne ha approfittato per tornare a colpire. Il motivo della sua follia è solamente ipotizzabile: si sa che all’età di 21 anni la sua famiglia ha organizzato per lui un matrimonio. La moglie, poco dopo le nozze, è però fuggita con un altro uomo probabilmente innescando il suo odio mortale verso il genere femminile. Da qui il suo modus operandi: trova una donna single, la fa ubriacare e la strangola con il suo stesso sàri, rubandole ogni cosa di valore che porta addosso.
Tre anni dopo è nato invece Kényel William Brown, il principale sospettato di una serie di omicidi avvenuti in tre città del Michigan. Kényel sembrava un atleta promettente nel basket, ma ha sviluppato una tossicodipendenza che ha rovinato la sua carriera sportiva e che lo ha portato in carcere appena diciottenne con l’accusa di aver aggredito una persona con un’arma. Anche in questo caso le autorità hanno un ruolo nel “formare” questo serial killer. È stato infatti rilasciato nel 1998 e nuovamente arrestato per porto illegale di armi nel marzo successivo. Nonostante si sia dichiarato colpevole, viene condannato per soli quattro anni con la condizionale. Kényel è finito di nuovo in carcere nell’ottobre del 1999 per possesso illegale di un taser. Ma qui gli viene offerto un accordo dall’FBI: ottenere uno sconto di pena diventando un informatore di polizia. Nonostante sia stato condannato ad un cumulo di pene pari a 21 anni, ogni volta viene rilasciato dai federali. Questo accade fino al 2019, quando inizia ad uccidere prima due amici per un litigio, poi per rapinare un minimarket. Ripreso da una telecamera di sorveglianza mentre commette uno dei suoi crimini, l’FBI non ha più potuto “proteggerlo”. Sono gli stessi federali a dargli la caccia, finché Kényel – messo alle strette – non si uccide.
Ascolta qui sotto l’intervento completo di Massimo Picozzi in diretta a 105 Friends!