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Credits: Getty Images
21 Giugno 2023
Redazione 105
Se si pensava che l’ostilità si trasmettesse solamente con la visione delle classiche spunte blu di Whatsapp a messaggi che non riceveranno alcuna risposta, gli esperti ci avvertono di come invece un nuovo simbolo sia arrivato tra Generazione Z e Millenials per comunicare risentimento: il famigerato punto. Gli studiosi fanno emergere come il segno di punteggiatura veda una duplice interpretazione a seconda di chi legge il messaggio di testo: se per i più grandi vedere un punto a fine frase è apprezzato, poiché comunica la conclusione del discorso, per i più giovani l’interpretazione è completamente diversa. Sempre gli esperti evidenziano come il punto per i nativi digitali, sia considerato una forma di aggressione. Sui social, gli utenti hanno aperto il dibattito: sempre più giovani si sono trovati d’accordo sul fatto che concludere una frase con un punto sia eccessivamente ostile.
La giornalista Victoria Turk, nel suo libro sul galateo digitale Kill Reply All, dichiara: “Solo gli anziani o le anime inquiete mettono il punto alla fine di ogni frase, mentre le generazioni più giovani considerano l’atto di premere invio alla fine di un messaggio un gesto sufficiente per esprimere un pensiero completo”. La giornalista nelle sue pagine approfondisce la questione, dando anche una spiegazione all’interpretazione negativa da parte dei giovani: “Il fatto è che, in una conversazione di messaggistica, il punto non è necessario. È chiaro quando hai già finito il tuo pensiero, quindi quale funzione svolge il punto? Di conseguenza, l’uso di questa punteggiatura nella messaggistica sembra piuttosto enfatico, e può sembrare che tu sia piuttosto arrabbiato o infastidito”.
Un altro studio sull’argomento è stato condotto nel 2015 dalla Binghamton University di New York, dove coinvolgendo 126 laureandi, hanno potuto scoprire che i messaggi che terminano con il punto siano stati percepiti non sinceri, a differenza di quelli che terminavano con il punto esclamativo che venivano percepiti più emotivamente coinvolti. La responsabile della ricerca Celia Klin spiega di come sia inevitabilmente più semplice trasmettere emozioni di persona, attraverso mimiche facciali ed il cambiamento del tono di voce.
Visto che questi meccanismi non possono essere utilizzati via messaggi, ha senso che i giovani utilizzino emoji, gergo e punteggiatura per trasmettere le proprie emozioni. La nuova visione dei giovani può anche essere utilizzata, per rendere il messaggio anche più comico se si vuole.
Insomma, mettere un punto non è mai facile però forse in questo si potrebbe prendere esempio dai più giovani, cambiando il punto di vista anche di ciò che si usa da sempre nella stessa maniera.