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Credits: Getty Images
18 Luglio 2023
Redazione 105
Avete mai notato come i viaggi di andata sembrino sempre più lunghi rispetto a quelli di ritorno? Ovviamente, traffico a parte, ciò non è veritiero, ma si tratta solamente di un’illusione. E c’è una spiegazione scientifica dietro a tutto ciò, soprattutto durante il periodo estivo. Questo fenomeno si verifica sia quando partiamo per le vacanze in grande stile, sia durante brevi weekend fuori porta. Potrebbe sembrare che il viaggio di ritorno sia più rapido perché abbiamo imparato meglio la strada, ma la realtà è diversa.
Gli scienziati hanno dimostrato che si tratta di un inganno della mente attraverso tre diversi esperimenti condotti in Olanda e negli Stati Uniti. Quello che viene definito “effetto del viaggio di ritorno” è una sensazione diffusa che fa percepire la strada del ritorno come più breve del 17-22% rispetto a quella dell’andata, anche se il tempo trascorso in viaggio e la distanza percorsa sono identici. Questa percezione errata si verifica anche quando il viaggio di ritorno avviene su un percorso diverso, dimostrando che il fenomeno dipende dalle nostre aspettative e non dalla tratta effettiva.
Ma cerchiamo di capire perché accade. Durante il viaggio di andata, l’eccitazione di arrivare ci porta a sottovalutare la distanza da percorrere e il tempo sembra allungarsi. Durante il ritorno, invece, adattiamo le nostre aspettative in base al percorso reale da completare, rendendo le previsioni più realistiche. Tuttavia i pendolari non cadono in questa trappola. I tre diversi esperimenti hanno confermato che l’effetto si verifica sia nei viaggi in autobus, sia in quelli in bicicletta, sia quando osserviamo video di altre persone in viaggio, ma si attenua durante i viaggi frequenti come quelli dei pendolari che si spostano quotidianamente per lavoro.
In questo caso, la ripetitività dei tragitti porta ad aspettative più accurate sulla distanza da percorrere. Questa scoperta potrebbe contribuire allo studio di come le nostre aspettative influenzino la percezione del tempo, non solo durante i viaggi. Un effetto simile è stato osservato anche quando si riguardano film o si rileggono favole ai bambini: la seconda visione o ascolto sembrano sempre più veloci rispetto alle prime volte.