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“Lazy girl jobs”: ecco cos’è la nuova tendenza della Generazione Z

Redazione 105

Una tendenza molto controversa: chi la abbraccia la difende in toto, ma può anche portare a discriminazioni

I “lazy girl jobs” (lavori per ragazze pigre) sono la nuova tendenza lavorativa che ha preso piede tra le ragazze della Generazione Z. Questi lavori, considerati da alcuni come rischiosi per la futura carriera, rappresentano una reazione alla cosiddetta “worker exploitation” che è avvenuta durante il biennio del Covid. Il termine è stato coniato nel maggio 2023 da Gabrielle Judge, conosciuta come “antiworkgirlboss” su Instagram, un’influencer di 26 anni che ha abbandonato un lavoro stressante in un’azienda tecnologica per dedicare la sua vita al mondo dei social. 

Non bisogna farsi però trarre in inganno dal nome “lazy” che può risultare fuorviante. Questi lavori non sono definiti così perché le donne che li scelgono siano sfaticate o pigre, ma perché cercano flessibilità oraria, riduzione dello stress e maggiore tempo libero per se stesse e i propri hobby. Insomma vogliono un equilibrio tra lavoro e vita personale e non vogliono dover sottostare a ruoli che in sempre più ragazzi della Gen Z causano bornout. Tali ruoli, che spesso coinvolgono l’uso di tecnologie per lavorare in remoto, sono anche ben remunerati dato che offrono una paga compresa tra i 60.000 e gli 80.000 dollari all’anno.  

La tendenza rappresenta un cambiamento rispetto al passato, in cui le donne erano orgogliose di definirsi “girl boss”. Oggi, invece, la Generazione Z non cerca più potere, quanto vuole più tempo per se stessa senza rinunciare a un reddito soddisfacente. Il sogno americano del “duro lavoro” è ormai molto, molto lontano. Del resto sono traguardi immensamente remoti anche ciò che un tempo erano obiettivi a breve termine come l’acquisto di un’auto nuova o di una casa.

Tuttavia sorge un problema. C’è infatti il rischio che questi termini possano contribuire alla disparità di genere, poiché possono alimentare la sindrome dell’impostore tra le donne ovvero una sensazione di insicurezza ed inadeguatezza che va a minare la loro fiducia e sicurezza professionale. Si finisce per chiedersi se si è abbastanza qualificate per il lavoro svolto. In un contesto in cui le donne dirigenti già affrontano discriminazioni, etichettare certi lavori come “lazy girl jobs” potrebbe accentuare ulteriormente questi problemi dando vita ad ansia e stress che minano la capacità di costruire una carriera gratificante.

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