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Visitare regolarmente i musei allunga la vita: cosa dicono gli studi

Tutti i motivi per cui dovremmo visitare più spesso i musei

Visitare regolarmente i musei allunga la vita: cosa dicono gli studi

Credits: Getty Images

29 Dicembre 2023

Redazione 105

Visitare i musei fa sicuramente bene alla propria cultura, ma se facesse bene anche alla salute? È stata questa l’ipotesi avanzata dall’Association des Médecins francophones du Canada quando nel 2018 ha lanciato il programma di prescrizioni museali in collaborazione con il Museo di Belle Arti di Montreal. Il progetto, ormai concluso, ha permesso a migliaia di pazienti di ottenere una prescrizione medica per visitare un museo, da soli o accompagnati. 

L’obiettivo della prescrizione era di promuovere il recupero e il benessere dei pazienti affetti da malattie croniche come ipertensione e diabete, patologie neurologiche, disturbi cognitivi o problemi di salute mentale. Ebbene, dopo cinque anni visti i risultati ottenuti questa iniziativa ha ispirato altri progetti innovativi. Da qui è nata tutta una serie di attività di benessere nei musei, dallo yoga museale alle meditazioni guidate con le opere d’arte, fino alla pratica della contemplazione lenta o “slow looking”.

Uno dei motivi alla base dei benefici dell’arte per la nostra salute va fatto risiedere nel fatto che una visita a un museo è un’attività artistica “ricettiva”. Non si tratta di produrre arte, ma ha il vantaggio di essere accessibile e già ben radicata nelle nostre abitudini collettive, cosa che la rende un buon candidato per la prevenzione della salute.

Ci sono state anche ricerche specifiche che hanno dimostrato che l’arte fa davvero bene. In Inghilterra, ad esempio, sono stati monitorati gli indicatori di salute a lungo termine di diverse migliaia di individui a cui è stato chiesto per 10 anni di riferire sulle loro abitudini in termini di attività culturali e artistiche. È emerso che le persone che frequentano regolarmente (ogni due o tre mesi o più) luoghi culturali hanno un rischio ridotto del 50% di demenza e depressione e del 40% di sviluppare una sindrome di fragilità geriatrica.

Una ricercatrice in psicologia presso l’Università di Auckland in Nuova Zelanda, Mikaela Law, e i suoi colleghi sono invece andati più a fondo e hanno voluto capire perché tutto ci accade. Hanno dunque esaminato la letteratura scientifica alla ricerca di studi sulla risposta fisiologica alle arti visive e sul loro effetto sullo stress auto-riferito. In questo modo hanno scoperto che il contatto con le opere d’arte può abbassare la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e il cortisolo secreto nella saliva. Inoltre si assiste anche ad una riduzione dello stato di guardia dell’organismo, il tanto odiato “stress”.

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