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Riccardo Scamarcio si racconta: "Ero un bambino molto irrequieto"

“A 12 anni ero convinto di saper guidare, ma ho sfasciato la macchina di papà. Sono andato contro il muro”

Riccardo Scamarcio si racconta: "Ero un bambino molto irrequieto"

Credits: Getty Images

11 Marzo 2024

Redazione 105

Riccardo Scamarcio è stato ospite di Silvia Toffanin nel salotto di Verissimo: l’intervista ha rappresentato l’occasione perfetta per ripercorrere la sua carriera e i principali ricordi d’infanzia. Tra gli episodi più epici, ha ricordato quello accaduto nella macchina di suo papà.

Come ha spiegato in studio, quando aveva solo 12 anni Scamarcio era convinto di saper guidare e un giorno ha utilizzato la macchina del padre, creando un danno irreparabile. “A 12 anni ero convinto di saper guidare, ma ho sfasciato la macchina di papà. Sono andato contro il muro. Ero un bambino molto irrequieto, ha ammesso. La sua famiglia conosceva benissimo il suo carattere repentino e talvolta ne soffriva. Scamarcio ha proseguito raccontando come hanno reagito i suoi parenti di fronte alla macchina sfasciata: “Mia nonna si è messa sul divano come se fosse morto qualcuno e a me è venuta la febbre per i sensi di colpa”.

L’unica passione che è riuscita a tenere a bada la sua esuberanza è stata la recitazione: “Cinema e teatro mi hanno salvato dal fatto che avrei potuto prendere strade sbagliate. Mia madre sapeva tutto, mi ha messo un investigatore privato, solo che io l’ho seminato, non sapendo di essere seguito”. Nonostante il suo carattere irruento, Scamarcio aveva un ottimo rapporto con il padre, che poi è stato in grado di replicare insieme a sua figlia: “Mi ha insegnato l’onestà. Sono stato un bambino molto amato. Lui è stato malato per un anno, gli sono stato a fianco fino alla fine, l’esperienza più forte della mia vita, ma ci siamo detti quanto ci amavamo, purtroppo la vita è così. Adesso che sono papà tutto ha senso, ha ammesso. Infine, a proposito della figlia ha detto: “Sono più responsabile perché sento che la mia vita è importante perché voglio starle vicino, proteggerla, è una cosa inconscia”.

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