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Credits: Instagram @themuffa
23 Aprile 2024
Redazione 105
Pikachu, Eevee, Charizard, Magnemite. Non c’è uomo o donna, nato a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, che non si ricordi almeno uno dei tantissimi nomi dei Pokémon, celeberrima serie di anime giapponese che sbancò anche sul mercato italiano nel pieno del nostro sviluppo. Ma perché il nostro cervello è più portato a ricordare questi nomi, abbastanza inutili nella vita di tutti i giorni e legati a un periodo passato della nostra vita, piuttosto che eventi più recenti?
A dare la risposta a questa domanda è stato un gruppo di ricercatori che ha condotto uno studio pubblicato su Nature Human Behavior, che ha dimostrato come il cervello dei giocatori esperti di Pokémon presenta un’area specifica che risponde in modo più accentuato ai personaggi dei Pokémon rispetto ad altre immagini.
L'esperimento ha coinvolto 11 adulti esperti di Pokémon e 11 novizi. I partecipanti sono stati sottoposti a test per verificare la loro capacità di riconoscere i Pokémon e successivamente a scansioni cerebrali mentre venivano mostrate loro diverse immagini relative al gioco. Nei giocatori esperti è emersa una preferenza cerebrale per i Pokémon in un’area specifica del cervello chiamata solco occipito temporale, che solitamente elabora immagini di animali. Questa preferenza non è stata riscontrata nei principianti.
Non è un caso. Il cervello umano ha infatti la capacità di modificarsi in risposta a stimoli e attività prolungate, quindi non sorprende che giocare ai Pokémon da bambini abbia avuto influenze che hanno portato a veri e propri cambiamenti cerebrali. I risultati dello studio supportano una teoria nota come "bias dell’eccentricità", che suggerisce che la dimensione delle immagini, se visualizzate con visione centrale o periferica, influenza un’area specifica del cervello, rispondendole.