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Scarlett Johansson vs OpenAI: “Nessun consenso a usare la mia voce”

Anche gli amici più stretti non sarebbero stati in grado di distinguere la voce usata da OpenAI dalla sua

Scarlett Johansson vs OpenAI: “Nessun consenso a usare la mia voce”

Credits: Instagram @scarlett_johansson

21 Maggio 2024

Redazione 105

Scarlett Johansson ha recentemente accusato OpenAI di aver utilizzato la sua voce senza il suo consenso, sollevando preoccupazioni significative nel mondo dello show business e dell’intelligenza artificiale. Secondo l’attrice, la voce creata dall’IA era così simile alla sua che persino i suoi amici più stretti non erano in grado di distinguerle. Johansson ha dichiarato di essere stata scioccata, arrabbiata e incredula quando ha sentito la voce per la prima volta.

La controversia è scoppiata dopo il rilascio di un video di presentazione del nuovo modello ChatGPT 4o di OpenAI, che includeva una “modalità vocale” con voci che rispondono agli utenti. Una di queste voci, denominata “Sky”, è stata notata per la sua somiglianza con quella dell’attrice, nota anche per aver prestato la sua voce all’intelligenza artificiale nel film Her del 2013. Johansson ha anche precisato di aver rifiutato una precedente offerta di OpenAI per diventare una delle voci di ChatGPT. Ha dichiarato: “Mi ha detto che Sam Altman sentiva che, dando voce al sistema, avrei potuto aiutare i consumatori a sentirsi a proprio agio con il cambiamento epocale che riguarda gli esseri umani e l’intelligenza artificiale”.

Dopo la diffusione del video, gli avvocati di Johansson hanno contattato OpenAI, richiedendo chiarimenti sul processo di creazione della voce “Sky”. “Sono stata costretta ad assumere un consulente legale. Dopodiché lui stesso ha scritto due lettere al signor Altman e a OpenAI, chiedendo loro di dettagliare l’esatto processo attraverso il quale avevano creato la voce Sky. Di conseguenza, OpenAI ha accettato, anche se con riluttanza, di eliminarla”. In seguito alle pressioni legali, dunque, OpenAI ha deciso di rimuovere la voce incriminata, pur affermando che essa apparteneva a un’altra attrice professionista e non era un’imitazione della voce di Johansson. 

OpenAI dal canto suo ha spiegato che per la selezione delle voci ha condotto un ampio processo di casting, ricevendo oltre 400 proposte da attori professionisti, ridotte poi a 14 e infine a cinque voci finali. Dopo diverse sessioni di registrazione sono state rilasciate le voci definitive. In un post sul suo blog si legge: “Abbiamo parlato con ciascun attore, abbiamo discusso delle capacità, dei limiti e dei rischi della tecnologia, nonché delle misure di salvaguardia che abbiamo implementato. Per noi era importante che ogni attore comprendesse la portata e le intenzioni della modalità vocale prima di impegnarsi nel progetto”.

Questo incidente evidenzia i rischi e le sfide etiche legate alla capacità dell’IA di replicare con precisione le voci umane. La controversia tra Johansson e OpenAI potrebbe stabilire un precedente significativo per la regolamentazione e l’uso delle tecnologie vocali in futuro. La necessità di gestire adeguatamente le licenze e le autorizzazioni per l’uso di proprietà intellettuali come le voci diventa sempre più cruciale, specialmente con l’avanzare delle capacità delle intelligenze artificiali di creare contenuti realistici e indistinguibili dalla realtà.

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