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Roger Federer svela i suoi segreti: “Il mio non è solo talento”

Il tennista ha ricevuto una laurea honoris causa in lettere umane dall’Università di Dartmouth e ha tenuto un emozionante discorso

Roger Federer svela i suoi segreti: “Il mio non è solo talento”

Credits: Profilo Instagram @rogerfederer

13 Giugno 2024

Redazione 105

Roger Federer era già dottore grazie alla laurea honoris causa in medicina ottenuta sette anni fa dall’Università di Basilea. Adesso può fregiarsi di una seconda laurea, sempre honoris causa, ma in lettere umane, presso il Dartmouth College, un prestigioso ateneo con sede nel New Hampshire. Al termine della cerimonia, Federer ha tenuto un discorso di fronte a circa 11.000 studenti e qualche altro migliaio collegato online. Nel corso di 25 minuti, ha parlato di diversi temi, in particolare della sua carriera nel tennis.  

Ha scherzato: “Ho lasciato la scuola all’età di sedici anni per giocare a tennis a tempo pieno e diventare un giocatore professionista. Non sono mai andato al college, ma recentemente mi sono laureato in tennis! So che la dicitura corretta sarebbe ‘mi sono ritirato dal tennis’, ma la parola ritirato è orrenda. Anche io, come voi, ho chiuso una parentesi importante della mia vita ed ora ne sto aprendo un’altra”.

E ora cosa fa? “La risposta è che non lo so! O meglio, faccio tante cose diverse. Sono un papà e accompagno i miei figli a scuola, gioco a scacchi online, passo l’aspirapolvere a casa e soprattutto mi godo la vita”. Quanto alla sua lunga carriera, non tutto è stato così facile come può sembrare: “Tante volte mi dicevano che giocavo a tennis quasi senza sudare e mi facevano i complimenti per questo. Non era vero, la realtà è che ho sempre lavorato sodo per rendere facile il mio tennis. E ho passato anni a lamentarmi, ad imprecare e a rompere racchette prima di imparare a mantenere la calma”.

Per farlo, bisogna allenare la testa: “Capii durante un torneo in Italia quanto sarebbe stato importante restare concentrati. Prima di un match un avversario disse che io sarei stato il favorito per le prime due ore, poi lo sarebbe diventato lui. Aveva ragione, tutti possono giocare bene un paio d’ore, quando sei riposato e le gambe rispondono bene. Il problema arriva dopo, con la stanchezza, fisica e mentale. Vi dico la verità, non sono arrivato ad essere il numero uno solo con il talento puro. Ci sono arrivato cercando sempre di superare i miei avversari, ho creduto in me stesso, nella maggior parte dei casi non si tratta di avere il dono, si tratta di metterci grinta e coraggio”.

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