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Credits: Getty Images
24 Giugno 2024
Redazione 105
Una recente ricerca condotta da College Rover nelle università americane sulla generazione Z ha evidenziato – a seguito della pandemia da Covid19 – un crescente timore di germi e batteri. Circa la metà degli studenti intervistati ha affermato di lavarsi le mani più di 10 volte al giorno, avendo sviluppato una sorta di ossessione rispetto alla presenza di germi nelle aree comuni dell’università.
Una fissazione che, però, non sarebbe del tutto infondata. Nello stesso studio è stato indicato il livello di pulizia dei campus, con risultati sconfortanti: gli ambienti condivisi presentano condizioni igieniche decisamente poco idonee. Bagni e lavanderie i luoghi più infestati: i primi, con 47 milioni di colonie batteriche, le seconde con 30,5 milioni di colonie. Seguono i tavoli delle mense, mentre l’ambiente più pulito – ma non certo totalmente decontaminato - sembrerebbe essere quello della biblioteca, con un numero di colonie inferiore (29 milioni).
Gli studenti hanno anche raccontato le loro abitudini igieniche: per molti il weekend è dedicato alla pulizia della camera da letto e al cambio delle lenzuola, ma il 15% lo fa solo una volta al mese. L’attenzione è quindi alta per tanti, ma non per tutti: il 30% degli studenti ha comunicato ai dirigenti scolastici comportamenti scorretti da parte dei propri coinquilini. Sotto la lente d’ingrandimento degli allievi più diligenti, finiscono in particolare gli studenti che starnutiscono senza alzare il gomito per coprirsi e quelli che non tirano lo sciacquone e non si lavano le mani dopo aver usato i servizi igienici. Particolare attenzione è rivolta anche a chi non lava quotidianamente i denti e chi non fa la doccia regolarmente. Uno studente su quattro ha trovato un preservativo usato nel campus o nei dormitori.