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Credits: Instagram @emanuela_fanelli
31 Luglio 2024
Redazione 105
È un periodo d’oro per Emanuela Fanelli, che dopo aver conquistato un David di Donatello come attrice non protagonista per C’è ancora domani e il premio Nino Manfredi ai Nastri d’Argento, si racconta in una lunga intervista a Vanity Fair.
L’ironia, spiega, l’ha “imparata” in famiglia, soprattutto dalla nonna Pina, che si divertiva a fare gli scherzi telefonici e, nel tempo, ha trovato in lei una fedele “complice”. A nonna Silvana, invece, deve l’amore per il teatro. È stata lei a portarla per la prima volta a vedere uno spettacolo e, racconta Fanelli, aveva già capito tutto: “Questa farà l’attrice, ve lo dico io”, diceva. E non si sbagliava.
I primi passi nel mondo della recitazione Emanuela li ha fatti al Liceo Marco Tullio Cicerone di Frascati. “Il regista che ci seguiva mi ha preso nella sua compagnia di adulti. Il primo spettacolo: Assassinio nella cattedrale di Thomas Stearns Eliot, alle Scuderie di Marino”. Da lì, qualche altro spettacolo nei teatri romani e poi l’Università (Storia dell’arte), abbandonata per iniziare a lavorare: animatrice, operatrice call center, baby sitter e maestra d’asilo. La recitazione, in quel periodo, restava un “hobby”. “Ho continuato a scrivere monologhi, a fare jam session di teatro e musica. Una sera, in un locale del Testaccio, mi ha notata Federica Remotti, che è ancora la mia agente. Nel 2015, il primo provino”. Dopo qualche anno, la “matta” decisione di lasciare il lavoro di maestra d’asilo per provare a inseguire la sua passione. Quindi l’inizio di una carriera che le ha già dato moltissime soddisfazioni.
Sul tema “uomini”, l’attrice risponde con la sua solita ironia. “Il nuovo titolo (su Vanity Fair, ndr) potrebbe essere: ‘Emanuela Fanelli non se la carica nessuno, nonostante tutto’. Non uso le app di incontri, mi imbarazza e mi annoia la fase della presentazione: di che cosa ti occupi, quali sono i tuoi hobby… Eppure, la maggior parte delle mie conoscenze si è fidanzata o sposata grazie a Tinder. Quando c’è qualcuno che mi piace, poi, entro in modalità “amica del calcetto”: non proprio la tecnica seduttiva più efficace. E agli appuntamenti tendo a esagerare con le battute, come se dovessi fare cabaret o animazione”.
Poi, un commento alle parole di Sabrina Impacciatore che a Vanity Fair ha dichiarato: “È ora di smettere di considerare una donna completa solo se diventa madre”: Emanuela, che è d’accordo, aggiunge che bisogna anche smettere di domandare perché non lo diventa: “Sono questioni private. Stesso discorso per i commenti sull’aspetto fisico: basta parlare del corpo degli altri”.
Infine, un accenno all’amatissimo show portato al successo insieme a Valerio Lundini (“Una pezza di Lundini”). Tornerà? “Abbiamo scelto di fermarci per non lasciare un ricordo stanco, così che le persone potessero chiedersi: ‘Perché non la rifanno?’. Ma ci piacerebbe”.