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Michael Keaton: “Ora voglio farmi chiamare con il mio vero nome”

L’attore ha dovuto rinunciare al suo vero nome perché alla Screen Actors Guild c’era già un Michael Douglas

Michael Keaton: “Ora voglio farmi chiamare con il mio vero nome”

Credits: Getty Images

17 Settembre 2024

Redazione 105

Si dice che, quando negli anni ‘70 Michael Keaton intraprese la sua carriera nello spettacolo, fu costretto a scegliere un nome d’arte. Il motivo? Il suo vero nome, ovvero Michael Douglas, non poteva essere usato perché la Screen Actors Guild proibisce ai suoi membri di usare il nome di un altro membro avendo già “assoldato” un Michael Douglas. Da dove arriva dunque “Keaton”? La leggenda narra che lo scelse da un elenco telefonico

Ora, a distanza di anni, lo stesso Keaton (o Douglas) ha rivelato in un’intervista a People di avere intenzione di usare un ibrido tra il suo nome di nascita e il nome d’arte, ossia Michael Keaton Douglas, per i suoi prossimi progetti professionali. Un cambio di rotta che già aveva intenzione di fare nel suo ultimo lavoro da regista, Knox Goes Away, un thriller drammatico uscito all’inizio di quest’anno. Tuttavia se ne è “dimenticato” a causa dello stress della realizzazione del film. “Mi è sfuggito completamente. E ho dimenticato di dare agli altri abbastanza tempo per inserirlo e crearlo. Ma accadrà”.

Poi ha parlato della sua ascesa nel mondo del cinema dopo essere partito quasi dal nulla da una famiglia numerosa. Erano infatti in sette figli e lui era il più giovane. Nonostante la vita modesta, la sua infanzia a Pittsburgh è stata “fantastica”. “Ero sempre divertente. Perché quando sei il più giovane, hai un pubblico incorporato. Ed erano ricettivi. Ho capito che potevo far ridere la gente e tirarla fuori dai guai o metterla nei guai”. Così ha iniziato a recitare e, dopo numerosi lavoretti saltuari, è arrivata la prima buona occasione con la sitcom del 1979 Working Stiffs con Jim Belushi.

Purtroppo, però, la serie è stata cancellata e Keaton si è dovuto reinventare: “Ho pensato: ‘Beh, se non funziona, so che sono capace di fare un sacco di altre cose’. Ho sempre saputo che avrei potuto avere un lavoro, trovare un piccolo appartamento, prendere un’auto economica e che me la sarei cavata bene. Quindi, questo toglie molta pressione”. Alla fine, però, il piano B non è entrato in gioco e la sua carriera è decollata portandolo a una nomination all’Oscar e alla vittoria di un Emmy, un Golden Globe e uno Screen Actors Guild Award.

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