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09 Ottobre 2024
Redazione 105
Un gruppo di scienziati francesi ha rianimato 13 virus rimasti intrappolati nel permafrost siberiano per migliaia di anni. Tra questi ce n’è uno “zombie” rimasto infettivo dopo quasi 50mila anni: è stato recuperato a 16 metri sotto il fondale di un lago a Yukechi Alas, in Yakutia. È il più antico mai “risvegliato” fino a ora (il più giovane tra i 13 virus resuscitati invece ha “solo” 27mila anni).
Noto come pandovirus, infetta solo organismi unicellulari e non dovrebbe rappresentare una minaccia per gli esseri umani: “I virus che abbiamo isolato erano in grado di infettare solo le amebe e non rappresentavano alcun rischio per l’umanità”, ha affermato Jean-Michel Claverie al The Guardian, genetista dell'Università di Aix-Marseille e direttore della ricerca. “Tuttavia, ciò non significa che altri virus, attualmente congelati nel permafrost, non potrebbero essere in grado di scatenare malattie negli esseri umani. Abbiamo identificato tracce genomiche di poxvirus ed herpesvirus, che sono noti patogeni umani, per esempio".
Lo studio ha evidenziato inoltre che fino ad ora sono state condotte ricerche limitate sui virus "vivi" trovati nel permafrost. Questo, secondo gli autori, suggerisce erroneamente “che tali eventi siano rari e che i 'virus zombie' non rappresentino una minaccia per la salute pubblica". In realtà, sottolineano i ricercatori, sono necessari studi più approfonditi per valutare quali pericoli potrebbero derivare dai virus “conservati” dal gelo, poiché il cambiamento climatico provoca lo scioglimento dei paesaggi ghiacciati. Bisogna infatti considerare che un quinto dell'emisfero settentrionale è ricoperto di permafrost, che ha a lungo sostenuto la tundra artica e le foreste boreali di Alaska, Canada e Russia. Esso agisce come una sorta di “capsula del tempo”, preservando i resti mummificati di diverse creature estinte.
A questo proposito lo scienziato mostra un po’ di allarme: “Sono in programma enormi operazioni minerarie, che scaveranno enormi buchi nel profondo permafrost per estrarre petrolio e minerali”, afferma. E aggiunge: “Tali operazioni rilasceranno grandi quantità di patogeni che ancora prosperano lì. I minatori cammineranno e respireranno i virus. Gli effetti potrebbero essere disastrosi".
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