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Pisolini segreti in smart working: sempre più lavoratori li fanno

Sempre più lavoratori in smart working si concedono un riposo post-pranzo, ma pochi lo ammettono apertamente

Pisolini segreti in smart working: sempre più lavoratori li fanno

credits: Getty Images

31 Ottobre 2024

Redazione 105

La “siesta maliziosa”. Così The Guardian definisce una nuova abitudine dei lavoratori, diffusasi soprattutto in epoca post-pandemia, ovvero da quando lo smart working è stato sdoganato. Si parla del cosiddetto “pisolino”, un momento di relax che chi lavora da casa spesso si concede (più o meno “legalmente”), generalmente dopo pranzo. In un eventuale riposino di una ventina di minuti, in realtà, di malizioso c’è ben poco. Diverso è se la pausa “segreta” si protrae più del dovuto, influendo negativamente sulla produttività.  

In ogni caso non è detto che chi lo fa sia in grado di confessarlo. Un recente sondaggio riportato dal Times ha rivelato che soltanto il 10% dei britannici ammette di fare dei riposini regolari durante l'orario di lavoro (fuori ufficio).

È probabile che i datori di lavoro sospettino qualche più o meno innocente “abuso” da parte degli smart-worker, tanto che secondo un altro sondaggio più di un terzo dei dirigenti pretende di avere i dipendenti in ufficio almeno 4 volte a settimana. C’è anche chi, tra i capi, avrebbe in mente di far installare delle telecamere per “controllare” che tutto vada esattamente come deve andare.

In realtà, la possibilità di “staccare” potrebbe portare soltanto vantaggi in termini di produttività. In Spagna la “siesta” è prevista per tutti i dipendenti, e funziona abbastanza bene (per chi la fa). Importante però è saperla gestire: se un riposino di 20 minuti è in grado di rivitalizzare, andare oltre potrebbe spingere il “riposante” nella fase 3 del sonno, creando problemi e intontimento al risveglio (quindi sì, in questo caso il capo avrebbe ragione di lamentarsi).

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