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Credits: Getty Images
18 Dicembre 2024
Redazione 105
La morte è un argomento che suscita paura e curiosità, ma secondo Chris Langan, spesso definito “l’uomo più intelligente del mondo” grazie a un quoziente intellettivo stimato tra 190 e 210, non sarebbe la fine definitiva della nostra esistenza. Langan ha elaborato una teoria complessa e affascinante che cerca di spiegare la natura della realtà e il ruolo della morte all’interno di essa.
Il fulcro del pensiero di Langan è il Modello Cognitivo-Teorico dell’Universo (CTMU), una teoria che descrive la realtà come un linguaggio auto-configurante e auto-elaborante, simile a una complessa sintassi computazionale. Secondo questo modello, la morte rappresenterebbe un cambiamento o una transizione nella struttura della nostra esistenza, piuttosto che una cessazione definitiva. Langan paragona questo processo a un passaggio di “sintassi”, dove la coscienza lascia il corpo fisico per risalire verso l’origine della realtà.
Durante un’intervista al podcast Theories of Everything with Curt Jaimungal, Langan ha spiegato che la morte segna la fine del nostro legame con il corpo fisico attuale, ma non della nostra essenza. “Quando sei ritirato da questa realtà, risali verso l’origine della realtà” ha detto, suggerendo che potremmo ottenere un “corpo sostitutivo” o una nuova forma di esistenza in un’altra dimensione.
Langan utilizza metafore per rendere più comprensibile la sua teoria, confrontando la morte a una simulazione, come quella rappresentata nel film Matrix. In questa visione, il nostro mondo fisico sarebbe solo un aspetto di una realtà più grande e complessa. Dopo la morte, secondo Langan, la coscienza trascenderebbe il tempo e lo spazio come li conosciamo, entrando in un dominio in cui tutte le esperienze potrebbero esistere simultaneamente.
Un elemento centrale del suo pensiero è che nulla scompare del tutto. I ricordi della nostra vita potrebbero essere conservati, anche se non ci sarebbe un motivo pratico per recuperare quelli legati a un’esistenza ormai conclusa. La transizione verso un nuovo stato di essere, secondo Langan, comporta una sorta di “meditazione cosmica”, durante la quale tutto cambia e si riconfigura. Infine Langan non esclude la presenza di Dio, ma lo interpreta come l’identità di proprietà intrinseche dell’universo, piuttosto che una figura antropomorfa.