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30 Dicembre 2024
Redazione 105
La vicenda di un giovane ligure multato per ubriachezza mentre tornava a casa a piedi dopo aver lasciato l’auto parcheggiata ha fatto rapidamente il giro del web, suscitando indignazione e fraintendimenti. Tuttavia, approfondendo i fatti, la realtà che si era palesata inizialmente è ben diversa da quella reale. La sanzione ricevuta non ha infatti nulla a che vedere con il nuovo Codice della Strada, bensì con l’applicazione dell’articolo 688 del Codice Penale, in vigore da decenni.
L’episodio è avvenuto nella notte del 26 dicembre lungo la via Aurelia, nei pressi di Chiavari, nella città metropolitana di Genova. Il ragazzo, che aveva trascorso la serata in un locale bevendo qualche bicchiere di troppo, aveva scelto responsabilmente di non mettersi al volante, lasciando l’auto parcheggiata. Tuttavia, anziché tornare a casa in modo discreto, ha deciso di fare autostop in evidente stato di ebbrezza, barcollando sulla strada e cercando di fermare le auto di passaggio.
La situazione ha attirato l’attenzione di una pattuglia dei Carabinieri, che lo ha fermato per un controllo. I militari hanno riscontrato uno stato di ubriachezza manifesta, caratterizzato da difficoltà di equilibrio, occhi arrossati e linguaggio sconnesso. Inoltre il ragazzo avrebbe inveito contro i Carabinieri, pretendendo che lo accompagnassero a casa. Questi comportamenti hanno portato alla sanzione per ubriachezza in luogo pubblico, una violazione prevista dall’articolo 688 del Codice Penale, che comporta una multa compresa tra 51 e 309 euro. Al giovane è stata applicata la sanzione minima ridotta di 102 euro.
Nonostante i titoli fuorvianti di alcune testate, dunque, la multa non ha alcun legame con il nuovo Codice della Strada, che disciplina la guida in stato di ebbrezza e non prevede sanzioni per chi cammina ubriaco. L’articolo 688, invece, punisce chiunque si trovi in stato di manifesta ubriachezza in un luogo pubblico, indipendentemente dal contesto. Questo episodio ha nuovamente sollevato un dibattito sull’interpretazione delle norme e sull’uso responsabile dei social media, dove notizie parzialmente vere possono generare confusione.