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29 Gennaio 2025
Redazione 105
Il movimento internazionale dei sacerdoti sposati, fondato nel 2002 da don Giuseppe Serrone, torna a dire la sua – tramite una nota – sul matrimonio dei preti. “Non esiste incompatibilità tra i ministeri ordinati e il sacramento del matrimonio. La disciplina del celibato obbligatorio, per quanto benefica possa essere, non è una verità intoccabile, ma una disposizione disciplinare".
"Analizzando la situazione della Chiesa in molti Paesi oggi – si legge ancora nella nota - i segni dei tempi iniziano a indicare soluzioni creative e coraggiose per una riforma più profonda del clero cattolico. Esistono già molti sacerdoti, buoni padri di famiglia e mariti ottimi, sensati, equilibrati, che vogliono continuare a dare la loro collaborazione alle comunità cristiane nell'esercizio del loro ministero. Amano la Chiesa e soffrono perché non possono collaborare attraverso un ideale sognato prima e divenuto per loro inaccessibile".
La richiesta è quindi quella di far rientrare i sacerdoti sposati nella Chiesa, riacquisendo il loro “vecchio ruolo”. “Evidentemente non si dovrebbe proporre un ritorno affrettato di tutti coloro che hanno abbandonato il ministero, ma una selezione seria e rigorosa di coloro che lo desiderano davvero". Il rientro potrebbe essere un vantaggio anche perché "la loro esperienza arricchirà la Chiesa in termini di pastorale familiare, di pianificazione e di educazione dei figli".
Il fondatore del movimento Don Giuseppe Serrone lasciò il sacerdozio nel 2002 per sposare la sua attuale moglie, Albana Ruci. Anche lei è intervenuta di recente sulla questione, lanciando un appello al Papa: “Non accada più che una giovane donna di soli 28 anni, come me nel 2004, venga ricoverata in ospedale psichiatrico per le conseguenza di un'aggressione con lancio di pietre e urla nei suoi confronti solo perché dopo le dimissioni ha iniziato una storia d'amore con il parroco del paese (aggressione che pesa ancora sulle mie condizioni di salute attuali). Non accada più che la madre di un sacerdote venga umiliata telefonicamente perché il figlio si è dimesso dalla parrocchia e ha iniziato un percorso verso il matrimonio. Noi, Papa Francesco, non abbiamo lasciato la Chiesa, ma ci sentiamo dentro la Chiesa. La riammissione al sacerdozio non sarà sicuramente la prima gioia della nostra vita, ma sarà senz'altro una gioia per sempre, infinita".