Nub theory: davvero si può scoprire il sesso del bebè a 12 settimane?

Nel mondo delle future mamme impazienti di sapere se aspettano un maschio o una femmina, la nub theory – conosciuta anche come “teoria dell’angolo del dangle” – sta attirando sempre più attenzione. Secondo questa teoria, a partire dalla dodicesima settimana di gravidanza, osservando attentamente l’ecografia è possibile fare una previsione sul sesso del nascituro.

La teoria si basa sull’analisi del tubercolo genitale, una protuberanza visibile tra le gambe del feto, presente sia nei maschi che nelle femmine nelle prime fasi di sviluppo. Se il nub (ossia il tubercolo) è inclinato a più di 30 gradi rispetto alla colonna vertebrale, si tratterebbe di un maschietto. Se invece è parallelo o rivolto verso il basso, si tratterebbe di una femminuccia.

La teoria divide: esperti cauti, genitori curiosi

Sebbene molte mamme sostengano l'affidabilità di questa teoria – come ha raccontato Clementine Salmon a The Sun: “Ho confrontato le ecografie delle mie tre gravidanze e la posizione del nub era identica al sesso effettivo del bambino” – gli esperti invitano alla prudenza.

Becky Rutherford, ostetrica ecografista, ha spiegato a Baby Centre: “Il sesso del bambino è determinato al momento del concepimento, ma lo sviluppo del tubercolo genitale è graduale, e a 12 settimane è davvero difficile stabilire il sesso con certezza”.

Attendibilità? Solo al secondo trimestre

Secondo studi clinici, l’accuratezza della nub theory prima delle 11 settimane sarebbe solo del 30%, anche se a interpretarla è un tecnico esperto. Il Sistema Sanitario Nazionale (NHS) raccomanda infatti di attendere l’ecografia morfologica tra la 18ª e la 21ª settimana, durante la quale è possibile chiedere al medico di rivelare il sesso del bebè.

E anche in quel caso, non sempre è garantita una risposta certa: se il feto è in posizione scomoda o si muove troppo, la diagnosi può essere incerta. Alcuni ospedali, inoltre, preferiscono non comunicare il sesso proprio per evitare eventuali errori.

Insomma, la curiosità è legittima, ma l’importante resta uno solo: che il bambino sia sano, indipendentemente dal sesso.