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credits: Getty Images
24 Aprile 2025
Redazione 105
Uno studio statunitense condotto da un team del Museo di Storia Naturale della California ha sollevato una questione sorprendente: il cambiamento climatico potrebbe essere collegato alla diminuzione delle dimensioni del cervello umano nel corso della storia. Analizzando dati raccolti su un arco temporale di 50.000 anni, i ricercatori hanno rilevato una relazione ricorrente tra il riscaldamento del pianeta e una riduzione del volume cerebrale.
Attraverso l’analisi di quasi 300 crani appartenenti a Homo sapiens vissuti in diverse epoche, è emersa una tendenza chiara: in corrispondenza dei periodi più caldi della storia del pianeta, il volume cerebrale medio è diminuito fino al 10,7% rispetto ai periodi freddi. Questa trasformazione, secondo gli studiosi, potrebbe rappresentare una risposta adattativa dell’organismo umano agli stress ambientali causati dal riscaldamento. Il fenomeno non si è verificato all’improvviso, ma con un ritardo di alcune migliaia di anni, come nel passaggio dal Pleistocene all’Olocene, quando le temperature globali iniziarono a salire sensibilmente.
Lo studio ha evidenziato che, sebbene la temperatura sia il principale fattore osservato, anche umidità e precipitazioni giocano un ruolo: i periodi più aridi sembrano essere associati a cervelli di dimensioni maggiori. Tuttavia i ricercatori specificano che il clima da solo non basta a spiegare tutto. Anche fattori culturali, tecnologici e ambientali – come la disponibilità di cibo, la presenza di predatori o i cambiamenti nello stile di vita – possono aver contribuito all’evoluzione delle dimensioni cerebrali.
È comunque importante precisare che una diminuzione del volume cerebrale non equivale necessariamente a una riduzione dell’intelligenza. Le capacità cognitive non dipendono esclusivamente dalla grandezza del cervello, ma anche da complessi fattori neurologici e ambientali.