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Credits: Getty Images
06 Maggio 2025
Redazione 105
Per oltre 18 anni, Tim Friede, 45enne americano del Wisconsin e collezionista di serpenti, si è iniettato volontariamente il veleno di 16 specie tra le più letali al mondo, per un totale di 856 volte. Il suo obiettivo era chiaro: rendere il proprio organismo resistente ai morsi dei serpenti più pericolosi, tra cui il mamba nero (Dendroaspis polylepis), il cobra egiziano (Naja haje), il taipan (Oxyuranus scutellatus) e altri rappresentanti della famiglia degli elapidi (Elapidae).
Grazie a questa pratica estrema e continuativa, i linfociti B di Friede hanno sviluppato anticorpi capaci di neutralizzare le tossine contenute nei veleni. Una risposta immunitaria così potente da attirare l’interesse della comunità scientifica.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno da 81.000 a 138.000 persone perdono la vita a causa di morsi di serpente. Gli antidoti attuali sono costosi, mirati a una sola specie e comportano rischi di rigetto, poiché derivati da anticorpi animali come quelli di pecore o cavalli.
In alcuni video su YouTube, Friede mostra i risultati del suo esperimento, inclusi i momenti in cui viene morso da un taipan della Papua Nuova Guinea e da un mamba nero in rapida successione. Le immagini hanno attirato l'attenzione dell’immunologo Jacob Glanville, fondatore della società Centivax, e del professor Peter Kwong della Columbia University.
I due studiosi hanno analizzato il sangue di Friede e, da lì, hanno sviluppato un pannello di test basato sul veleno di 19 specie diverse, tutte classificate tra le più pericolose a livello globale.
Dallo studio sono nati tre componenti fondamentali che costituiscono il nuovo siero anti-veleno:
Il composto ha dimostrato una protezione completa su 13 specie di serpenti e parziale sulle restanti, raggiungendo una copertura mai ottenuta prima da un singolo antidoto.