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Credits: Instagram @elisabettafranchi_private
21 Maggio 2025
Redazione 105
La stilista Elisabetta Franchi è finita ancora una volta al centro di una bufera mediatica. L’imprenditrice bolognese ha infatti investito un ciclista nei pressi dell’Autodromo di Imola. Ciò che ha generato più polemiche, però, è il fatto che ha documentato l’episodio su Instagram, pubblicando storie e video, comprese immagini del ferito in barella, corredate da emoticon e considerazioni personali.
L’impatto è avvenuto nel fine settimana, ma come detto a suscitare l’indignazione è stato il modo in cui Franchi ha scelto di gestire pubblicamente la vicenda. Dopo l’incidente, ha condiviso foto dell’ambulanza e dell’uomo ferito, scrivendo: “Tutto è bene ciò che finisce bene. Mi dispiace molto. È la prima volta. Mi dispiace tanto”. In un'altra storia ha aggiunto: “Non l’ho proprio visto. Ma almeno non si è fatto male. Il mio lunedì”.
Il tono giudicato leggero e l’uso dei social per mostrare un evento potenzialmente grave hanno alimentato polemiche online, sollevando critiche sulla superficialità con cui alcuni personaggi pubblici trattano temi seri in chiave spettacolarizzata.
La stilista ha poi proseguito, tornando sull’accaduto con nuove riflessioni in una serie di storie girate dall’auto: “Ieri ho investito un ciclista, non mi era mai successo. Sta bene. Io amo le macchine sportive, le compro, mi piace guidarle. Ora mi sta arrivando una macchina bellissima, una Dallara, ma dove le posso guidare? In autostrada no, perché mi fanno la multa. Se vado dal mio coach, c'è il ciclista che ti arriva lì davanti. Ma gliel'ho detto: sarei voluta essere al tuo posto”. Successivamente, ha aggiornato i suoi follower sulle condizioni del ferito: “Ho sentito il ciclista, è stato dimesso, escoriazioni, niente di rotto. Inizio a respirare”.
Non è la prima volta che Elisabetta Franchi finisce nell’occhio del ciclone. Nel 2022, durante un’intervista, aveva espresso l’intenzione di assumere solo donne sopra i 40 anni, scatenando accuse di discriminazione. Vi era stata poi una condanna da parte del Tribunale di Busto Arsizio che ha riconosciuto il carattere discriminatorio delle dichiarazioni. Oltre al risarcimento di 5.000 euro, la giudice ha imposto al suo brand l’obbligo di adottare un piano formativo aziendale per contrastare i pregiudizi legati a età, genere e impegni familiari.