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Credits: Mediaset Infinity
28 Maggio 2025
Redazione 105
Radja Nainggolan ha scelto Le Iene per rompere il silenzio sull’inchiesta per traffico internazionale di droga che lo vede coinvolto. Nell’intervista esclusiva ha affermato: “Ho fatto tante ca**ate, ma la droga non c’entra. Mi hanno dipinto come un criminale, ma io sono sempre stato solo me stesso”. Un’accusa che ha respinto con forza: “Io sono contro la droga, ma mi hanno descritto come Escobar. È assurdo”.
Tutto è cominciato nel gennaio di quest’anno con l’arresto in Belgio. “Mi hanno arrestato per ca**ate. Avevo scambiato dei messaggi con Sekkaki, un amico d’infanzia. Secondo la polizia erano messaggi in codice, ma parlavamo di soldi prestati. La droga non c’entra, e nemmeno i debiti di gioco. Mi hanno giudicato per come vivo, non per quello che faccio. Se un mio amico fa cose sbagliate, è un problema suo, non mio. Io ho sempre detto tutto in faccia. E forse, in questo mondo, è proprio quello il problema”.
Con Stefano Corti e Riccardo Messa Nainggolan ha ripercorso la sua infanzia nel quartiere popolare di Linkeroever, alla periferia di Anversa. “Da ragazzino ho fatto risse, furti… cercavo solo di portare a casa qualcosa. Se non fossi andato via a 16 anni, non so come sarei finito”. Non è la prima volta che Nainggolan si ritrova coinvolto in problemi giudiziari. Ha infatti ammesso di avere il vizio del gioco: “Una notte ho perso 200mila euro al casinò. Scommettevo anche su siti illegali. Era un modo per sentirmi vivo”.
Poi è arrivato il calcio che gli ha cambiato la vita, ma solo in parte. Le regole, infatti, non sono mai state il suo forte: “Mercoledì giocavo alla playstation, giovedì uscivo sempre perché era la serata hip hop, la mia miglior serata, quindi mi sfasciavo, venerdì stavo in coma in allenamento, sabato giocavamo. Domenica riposavo, lunedì partivo in ritiro, martedì Champions. La mia felicità è la vita che ho sempre fatto e più sono felice più le mie prestazioni in campo sono buone”.
Il calciatore ha raccontato anche retroscena inediti, come quello che ha vissuto con Totti, Pjanic e Spalletti durante un ritiro con la Roma: “Giocavamo a punto-banco fino all’una di notte. Spalletti dormiva in corridoio, abbiamo provato a scavalcarlo in silenzio, ma si è svegliato e ci ha beccati: ‘dove ca*** andate?’, urlava, il giorno dopo panchina per tutti”. Anche all’Inter non sono mancati momenti decisamente particolari: “Dopo una partita andata male, vado in un locale. Al tavolo arrivano degli ultras e uno mi tira uno schiaffo. Ho incassato. Ho sempre vissuto così: con la mia libertà”.
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