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19 Giugno 2025
Redazione 105
Abbiamo sempre guardato il cielo in cerca di segni di vita aliena, eppure, secondo il Professor Avi Loeb, stimato fisico di Harvard e a capo del Progetto Galileo, la risposta potrebbe trovarsi in un luogo decisamente più vicino e inatteso: il fondo dell'oceano. La sua ultima, infatti, ha preso una svolta sorprendente, riaccendendo il dibattito sulla possibilità che non siamo soli nell'universo.
Il Professor Loeb e il suo team hanno fatto una scoperta straordinaria nelle profondità dell'Oceano Pacifico, al largo delle coste della Papua Nuova Guinea. Qui, hanno recuperato 50 misteriosi pezzi di ferro che, in base alle analisi preliminari, provengono dalla meteora IM1.
Ciò che rende questa scoperta non solo affascinante, ma potenzialmente rivoluzionaria, è la natura eccezionale dei materiali rinvenuti. Questi frammenti si sono rivelati significativamente più duri e con una forza superiore rispetto a qualsiasi altra roccia spaziale finora catalogata dalla NASA. Una resistenza e una composizione chimica fuori dall'ordinario hanno immediatamente catturato l'attenzione della comunità scientifica e alimentato le speculazioni.
In un’intervista al Fox News Digital, ha spiegato in merito alla possibile origine di questi materiali: “Data l'alta velocità e l'anomala resistenza dei materiali di IM1, la sua origine deve essere un ambiente naturale diverso dal sistema solare o una civiltà tecnologica extraterrestre”. Il fisico non esclude affatto questa seconda opzione, per quanto rivoluzionaria possa sembrare, ritenendo che l'IM1 possa contenere informazioni chiave e definitive per la ricerca della vita nell'universo.
Il ritrovamento di questi frammenti anomali apre scenari che sfidano l'immaginazione e pongono interrogativi fondamentali che ci accompagnano da secoli: sulle nostre origini cosmiche e, soprattutto, sulla possibilità che non siamo soli nell'immensità dell'universo.