Tutto News
15 Luglio 2025
Redazione 105
Quante volte ti sei fermato a valutare il rischio igienico delle spugne da cucina? Probabilmente raramente. Eppure esse sono tra gli oggetti più contaminati delle nostre abitazioni. A sollevare l’allarme è stato il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova. In un video pubblicato sui social ha mostrato la differenza tra una spugna nuova e una usata, sottolineando la differenza di batteri.
A dimostrarlo anche uno studio condotto da un gruppo di microbiologi tedeschi, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, che ha analizzato 14 spugne domestiche prelevate da famiglie diverse. I ricercatori hanno identificato ben 362 ceppi batterici, tra cui Moraxella, Acinetobacter e Serratia, di cui alcuni appartenenti al gruppo 2 di rischio sanitario, ovvero potenzialmente patogeni, con colonie batteriche paragonabili a quelle delle feci.
Una recente analisi condotta dalla Clemson University conferma, infatti, che già dopo due settimane di utilizzo una semplice spugna può ospitare milioni di batteri, inclusi i coliformi.
Per questo motivo, gli esperti consigliano una sanificazione o, meglio ancora, la sostituzione delle spugne ogni 7 giorni. A rendere le spugne un ambiente ideale per la proliferazione batterica la struttura porosa, l’umidità persistente e l’accumulo di residui.
Secondo l’infettivologo Bassetti, molti dei metodi “fai-da-te” per igienizzare le spugne, come bollitura, microonde, ammollo in candeggina, non risultano efficaci: i batteri possono sopravvivere tra le fibre più interne. La strategia più efficace è quindi la sostituzione frequente. Alcune alternative più igieniche, come suggerito dal presidente della Società Italiana d’Igiene, Enrico Di Rosa, sono spazzole in plastica dura o panni in microfibra, che trattengono meno umidità e si asciugano più velocemente. Anche in questo caso, però è fondamentale igienizzarli e cambiarli con regolarità. Tuttavia le probabilità di ammalarsi a causa delle spugne, dipende da vari fattori come il tipo di batteri, la modalità d’uso, la pulizia delle mani e delle superfici e anche il sistema immunitario individuale.