Tutto News
Credits: Getty Images
17 Luglio 2025
Redazione 105
Il pianto è il primo, nonché più potente strumento di comunicazione dei neonati. Ma perché alcuni bambini sembrano piangere ininterrottamente, mentre altri sono più tranquilli? Contrariamente a quanto molti pensano, non è colpa di cure sbagliate o di genitori poco attenti: la chiave di questa differenza è scritta nel DNA.
Un recente studio svedese, pubblicato sulla rivista JCPP Advances, ha analizzato il comportamento di mille coppie di gemelli, sia omozigoti che eterozigoti, nei primi cinque mesi di vita. I risultati parlano chiaro: la predisposizione genetica influenza in modo determinante la tendenza al pianto, molto più dell’ambiente familiare.
A rafforzare questa scoperta è anche il pediatra Joel Gator Warsh, che sottolinea come non sia giusto colpevolizzare i genitori. Più che un problema da risolvere, il pianto abbondante è spesso una caratteristica innata di alcuni bambini.
Come possono affrontare questa "sfida" mamme e papà? Prima di tutto, è importante sapere che, con la crescita, i piccoli imparano a comunicare meglio i propri bisogni, piangendo meno. Liberarsi da sensi di colpa o frustrazione è essenziale: non tutto è nelle mani dei genitori.
Secondo il pediatra non esiste una soluzione valida per tutti, ma in certi casi può aiutare il cosiddetto “pianto controllato”, ovvero lasciare il neonato piangere per brevi momenti prima di intervenire, per favorire la sua capacità di calmarsi da solo.
La chiave, in ogni caso, resta l’ascolto: osservare con attenzione i segnali, spesso impercettibili, che ogni bambino manda è il modo migliore per comprenderlo e accompagnarlo nella crescita.