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credits: Getty Images
17 Luglio 2025
Redazione 105
Giulia Zollino è una giovane antropologa, sex worker su OnlyFans e divulgatrice che ha scelto di vivere la propria sessualità in modo libero e consapevole. Senza filtri, sfida pregiudizi e stereotipi che ancora oggi segnano la percezione del suo lavoro.
"Dopo aver passato tanti anni a vergognarmi del mio corpo, a nasconderlo, a non esprimere la mia sessualità e a non sentirmi per niente desiderata, questo lavoro è stato un mezzo per esibirlo, per mostrarlo e goderne, per essere oggetto di desiderio. Mostrare il mio corpo è una scelta, non una colpa", racconta Giulia in un’intervista a La Repubblica delle Donne.
Il suo percorso, iniziato a 19 anni, è da subito diventato una presa di posizione chiara: "Il mio giudizio su me stessa riesce a sovrastare le voci degli altri".
La sua voce si inserisce in un dibattito ancora spesso ignorato: il sex work come lavoro. "OnlyFans è un lavoro; il sex work è una professione. La soluzione? Farlo meglio e dare alle persone le condizioni necessarie per viverlo al meglio". Una visione che ribalta lo stigma e rivendica diritti e dignità per chi sceglie questa strada.
Nel 2022 Giulia è salita anche sul palco del TEDx Ferrara con un talk intitolato "Putt*na e fiera", un vero manifesto di liberazione. E ancora, ha spiegato: "Rivendico quella parola per toglierle il potere di ferire. Per me definisce una libertà, una disobbedienza. Siamo lavoratrici, essere putt*ne è un’altra cosa".
Accanto alla sua attività su OnlyFans, Giulia porta avanti un lavoro costante di divulgazione, organizzando laboratori e progetti di educazione sessuale. Denuncia senza mezzi termini le mancanze del sistema scolastico: "L’educazione sessuale è un’urgenza: se ne parla solo legandola alla procreazione, alle malattie sessualmente trasmissibili, ai rischi insomma, ma mai alla bellezza e alla diversità della sessualità. Il sesso è stato caricato di tanto peso, di tanta importanza, però stiamo cadendo nell’errore opposto, cioè di romanticizzare troppo il sesso".
Per Giulia, il sex work non è una colpa né una vergogna, ma un atto di autodeterminazione e una forma di empowerment. Il suo messaggio è chiaro: smontare i pregiudizi e spingere a ripensare le etichette con cui spesso si giudicano le persone, senza conoscerle davvero.
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