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Credits: Getty Images
29 Luglio 2025
Redazione 105
Un nome inventato, nessuna foto, magari un solo follower: lo hai notato tra le visualizzazioni delle storie, e qualcosa non ti torna. Quel profilo è fake, ma dietro potrebbe esserci proprio chi conosci. Non è solo paranoia digitale: è un comportamento in crescita, analizzato anche dalla testata The Whom, che ha approfondito cosa spinge sempre più persone a “spiare” gli altri in incognito.
Secondo The Whom, il fenomeno ha radici profonde, tra insicurezza, curiosità e bisogno di controllo. Ex partner, amici, persino familiari: l’anonimato diventa una maschera dietro cui celare paure e desideri non risolti. E il bisogno di sapere tutto dell’altro — senza mai esporsi — è diventato, ormai, routine.
Chi crea profili falsi non lo fa solo per voyeurismo. Spesso, spiegano gli esperti, è una reazione alla mancanza di autostima, alla paura del giudizio o al timore del confronto diretto. Sbirciare le storie dell’ex o di un “rivale” in amore diventa allora un modo per restare attaccati a un passato che non si riesce a lasciar andare.
Ma questo comportamento ha un prezzo: può alimentare ansia, senso di isolamento e dipendenza emotiva, oltre a indebolire ancora di più la fiducia in sé stessi.
Secondo l’analisi di The Whom, la soluzione non è demonizzare chi lo fa, ma riconoscere il disagio dietro l’azione. Gestire la curiosità, rafforzare l’autostima e scegliere la trasparenza digitale può essere il primo passo per ritrovare un equilibrio reale.
Perché se è vero che i social raccontano tanto, solo tu puoi decidere quanto vale davvero guardare — o essere guardato — da lontano.