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11 Agosto 2025
Redazione 105
Chi non sogna una pelle dorata anche senza esporsi per ore al sole? Gli autoabbronzanti sembrano la risposta perfetta per ottenere un colorito estivo in pochi gesti. Ma se da un lato sono pratici e veloci, dall’altro è importante capire come funzionano davvero e cosa ci spalmiamo sulla pelle.
Gli autoabbronzanti sono prodotti cosmetici che colorano temporaneamente la pelle. A differenza degli attivatori di abbronzatura, che stimolano la produzione di melanina sotto l’effetto del sole, gli autoabbronzanti agiscono chimicamente sulla superficie cutanea, simulando l’effetto “abbronzato” senza l’intervento dei raggi UV.
L’effetto bronzeo deriva dal DHA (diidrossiacetone), uno zucchero semplice derivato da canna da zucchero o alghe. Quando entra in contatto con le proteine della pelle, genera una reazione simile a quella che fa dorare il pane in forno (reazione di Maillard). Il risultato? La formazione di melanoidine, pigmenti scuri temporanei.
La durata del colore è limitata: il risultato tende a svanire in 3-7 giorni, man mano che le cellule morte dello strato più esterno della pelle si rinnovano. Per prolungarne l’effetto, si consiglia una buona esfoliazione prima dell’applicazione e una stesura accurata per evitare macchie. Tuttavia è importante ricordare che questi prodotti non proteggono dai raggi UV. Non stimolano la melanina, quindi non sostituiscono la crema solare.
Nonostante il DHA sia approvato come sicuro in ambito cosmetico, alcuni studi recenti sollevano interrogativi. In particolare, ricerche in vitro hanno osservato potenziali effetti tossici sulle cellule cutanee, come danni al DNA e stress ossidativo. Si tratta di dati preliminari, ma che hanno spinto alcuni esperti a suggerire cautela in caso di uso prolungato o su pelle lesa. Insomma, gli autoabbronzanti possono essere un buon alleato estetico, ma è bene usarli con consapevolezza, leggere le etichette e non dimenticare mai il buon senso (e la protezione solare).