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Credits: Getty Images
11 Agosto 2025
Redazione 105
Un’indagine del 2011 ha evidenziato come molti sopravvalutino di riconoscere una bugia, soprattutto quando si tratta di polizia o investigatori. Tuttavia, nessuno è davvero bravo a capire se qualcuno sta mentendo. Addirittura, dai risultati è emerso che anche con addestramento la capacità di distinguere una bugia dalla verità si ferma al 54%, poco più di un lancio di una monetina.
Nella vita di tutti i giorni infatti agiamo con un “truth bias”, partendo dal presupposto che le persone dicano la verità, a meno che non abbiamo motivi per dubitare.
Gli investigatori, al contrario, sviluppano il “lie bas”, ovvero finire per sospettare chiunque. Entrambi gli approcci però portano fuori strada e nel caso di interrogatori e processi anche a conseguenze gravi.
Eppure molti corsi di formazione continuano a insegnare a cercare segnali come l'evitamento dello sguardo o l'agitazione, che tuttavia, come dimostrato dalla ricerca sono manifestazioni di ansia, che durante un’interrogatorio è del tutto normale.
Negli ultimi anni così la scienza ha iniziato a guardare quanto è difficile per lei raccontare una bugia. Ecco quindi le tre tecniche del nuovo metodo Cognitive Credibility Assessment:
Questi metodi si sono dimostrati più efficaci dei vecchi, ma non possono ancora essere considerati validi per decisioni giudiziarie. Pertanto la comunità scientifica deve adottare un cambiamento di rotta radicale, basato sulla pre-registrazione degli studi, l'uso di campioni più ampi e la revisione critica delle ricerche passate.